Solennità dei Santi Patroni Anna e Gioacchino

Educare alla vita buona del Vangelo. È l’invito – indicazione dei nostri Vescovi. Un titolo che non si esaurisce nei trecentosessantacinque giorni di un anno solenne. Contiene, invece, un insieme di riflessioni che dispiegano le ali nelle pieghe della quotidianità di tutto un decennio: un arco di tempo abbastanza ampio eppur veloce, certamente significativo nella vita di ciascuno e di tutta una comunità. Anzi, a ben pensare si tratta di un discorso così ampio che non basterebbe una vita intera ad esaurirlo. È un dono da cogliere e accogliere. Una sfida, a sollevarsi da tutto ciò che costringe nella paura, il bellissimo viaggio che porta ad essere se stessi, uomini fino in fondo, ma in pienezza, gustando a pieno la gioia della vita, anche quando non ci risparmia ferite e sofferenze, talvolta anche difficili da vedere e ancor più difficili da raccontare.

Così abbiamo conosciuto S. Anna. Abbiamo poche notizie della sua vita, ma il gesto con cui viene raffigurata, che risalta agli occhi è appunto il gesto umile e forte di una madre che educa e insegna alla Figlia, la quale a sua volta diverrà la più umile e alta tra tutte le madri. È come se in quel gesto la vita si esprimesse. Un gesto ricco di quotidianità che lascia immaginare il futuro che sarebbe stato, il nuovo generare della vita che si rinnova. Da Maria infatti nascerà Gesù il quale dice di Sé: Io sono la Vita, la Via che cercate, la Verità che illumina.

Nella vita che ogni giorno si rinnova e rifiorisce dalle spine di tanti errori e di tante ferite, emerge l’ annuncio che il dolore, la sofferenza la morte non prevarranno. Maria ci è accanto e prega per noi…ora e nell’ ora della nostra morte. Per chi ama il passaggio sarà di vita in Vita.

S. Anna e S. Gioacchino, in questo tratto di tempo che è la nostra vita, sono figure famigliari. Ci legano alla fede dei nostri padri, con la tenerezza dei nonni.

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