II CONGRESSO APOSTOLICO MONDIALE SULLA DIVINA MISERICORDIA

“Il Messaggio della Divina Misericordia nel Magistero dei Papi”

 Relazione del Card. Salvatore De Giorgi, Arcivescovo emerito di Palermo

1 – Un saluto cordiale a tutti nel nome del nome del Signore ‘ricco di misericordia e di amore”.

 

Sono grato all’Eminentissimo Cardinale Stanislao Dziwisz per l’invito rivoltomi a partecipare a questo importante Congresso Mondiale e lo ringrazio anche per il tema che mi è stato assegnato:”Il Messaggio della Divina Misericordia nel Magistero dei Papi”. Vostra Eminenza sa l’importanza che ho sempre dato al Magistero della Chiesa , come unico interprete autentico della Parola di Dio.

 

Il tema della Misericordia Divina è il cuore di tuttala Bibbia, per cui espressamente o implicitamente, direttamente o indirettamente, tutti i Papi, credo, vi hanno fatto riferimento nel loro magistero e soprattutto nella predicazione, a cominciare dal primo, San Pietro, che dà inizio alla sua prima  Lettera, benedicendo “Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la  risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una  speranza viva, per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce”(1Pt 1,3-4).

 

E la misericordia di Dio esalta il suo terzo successore,  San Clemente Romano, che nella lettera ai Corinti invita a contemplare la “volontà longanime” di Dio, a riflettere “quanto egli si mostri clemente  verso ogni sua creatura”(Cor 19,3), e  presenta “la sua misericordia”come fonte di concordia e di unità, per abbandonare “le contese e la gelosia”, che turbavano e dividevano quella Chiesa apostolica (ib.,9,1).

 

Sfogliando, tuttavia, l’Enchiridion dei principali documenti pontifici, in particolare le encicliche, ho potuto notare che, a parte qualche pronunciamento, più giuridico in verità che teologico, sulla riconciliazione, come  quelli di S. Innocenzo I (401-417) e S. Celestino I (422-432), o di San Leone I (440- 461) sul sacramento  della penitenza,  o di San Gelasio I (492-496) sulla remissione dei peccati, o di Clemente VI (1342-1352) sulle indulgenze, come anche nelle Bolle di indizione degli Anni Santi, bisogna giungere ai Papi del  secolo scorso per trovare interventi ufficiali  su un tema, quello della devozione al Cuore di Gesù, che richiama direttamente la caratteristica divina della misericordia, sulla quale il B.Giovanni Paolo II (1978-2005) è stato il primo Papa non solo a dedicare una splendida Enciclica “Dives in Misericordia”, ma ad impegnare anche  tutto il suo magistero e ministero, sino al giorno della morte.

 

Con l’Enciclica “Annum Sacrum”, il Papa Leone XIII (1878- 1903), alla vigilia dell’Anno Santo del 1900,  chiede a tutti i vescovi della Chiesa cattolica di consacrare il genere umano al Santissimo Cuore di Gesù, Redentore del genere umano ». che “morendo in croce ha salvato l’intera umanità… tutti gli uomini, anche se non conoscono o non riconosconola Signoria di Cristo”.

 

Pio XI (1922-1933) nella Enciclica “Miserentissimus Redemptor”, promulgata l’8 maggio 1928, afferma che contro “l’eresia più scaltra di tutte, quella giansenista — nemica all’amore e alla pietà verso Dio — che predicava un Dio non tanto da amare come padre quanto da temere come giudice implacabile, il benignissimo Gesù mostrò ai popoli il suo Cuore Sacratissimo”, nel quale ha manifestato il “disegno della (sua) misericordia.

 

E sull’amore misericordioso del Cuore di Gesù   invita a  riflettere anche e  più ampiamente  il Papa Pio XII (1939-1958) nella Enciclica “Haurietis aquas” del 15 maggio 1956.

 

Ricorda anzitutto l’amore  mai venuto meno di Dio verso il  popolo eletto,”amore di un padre misericordioso e amorevole… tenerissimo, indulgente e longanime , che, pur sdegnandosi per le ripetute infedeltà del popolo di Israele, mai giunse a ripudiarlo definitivamente”, e lo presenta come”preludio di quell’ardentissima carità, che il Redentore promesso avrebbe riversato dal suo amantissimo Cuore su tutti, e che sarebbe dovuta divenire il modello del nostro amore e la pietra angolare della Nuova Alleanza”.

 

Il Servo di Dio il Papa Paolo VI (1963-1978), nella Esortazione Apostolica “Paterna cum benevolentia”(8 dicembre 1974), in vista dell’Anno Santo a Roma, invita alla riconciliazione all’interno della Chiesa, come risposta alla “iniziativa misericordiosa di Dio”, la quale, “attuata da Dio in Cristo crocifisso, trova permanente espressione storica nel /(suo)corpo, che è la chiesa”, come comunità riconciliata e riconciliante”.

 

2 – Ma, come ho già detto, è stato il Beato Giovanni Paolo II il primo Papa che ha proposto in tutto il suo affascinante e commovente splendore il messaggio della Divina Misericordia.

 

Lo ha fatto impegnando tutto il suo magistero e ministero petrino: dalla prima Enciclica “Redemptor hominis“ all’ultimo messaggio del “Regina coeli”, letto il giorno dopo la sua morte.

Per questo a ragione, fra i molti titoli a lui attribuiti, è particolarmente appropriato quello di “Il Papa della Divina Misericordia”.

 

Indubbiamente il documento più completo e più noto è l’Enciclica “Dives in misericordia”, datata il 30 novembre 1980, prima Domenica di Avvento, pochi mesi dopo il tragico attentato del 13 maggio dal quale fu salvato dalla mano materna di Maria,la Madredella Misericordia, alla quale aveva affidato tutto se stesso: veramente “Totus tuus”.

 

Recatosi nel novembre successivo a Collevalenza (Italia) al Santuario dell’Amore Misericordioso, all’Angelus così si esprime: “Un anno fa ho pubblicato l’enciclica Dives in Misericordia. Questa circostanza mi ha fatto venire oggi al Santuario dell’Amore misericordioso. Con questa presenza desidero riconfermare, in qualche modo, il messaggio di quella enciclica. Desidero leggerlo di nuovo e di nuovo pronunciarlo”.

 

“Fin dall’inizio del mio ministero nella sede di san Pietro a Roma – continua il Beato – ho ritenuto questo messaggio come mio particolare compito.La Provvidenzame l’ha assegnato nella situazione contemporanea dell’uomo, della Chiesa e del mondo. Si potrebbe anche dire che appunto questa situazione mi ha assegnato come compito quel messaggio dinanzi a Dio, che è Provvidenza, che è mistero imperscrutabile, mistero dell’Amore e della Verità, della Verità e dell’Amore. E le mie esperienze personali di quest’anno, collegate con gli avvenimenti del 13 maggio, da parte loro, mi ordinano di gridare: “misericordiae Domini, quia non sumus consumpti” (Lam 3,22).  Perciò oggi prego qui insieme con voi, cari fratelli e sorelle. Prego per professare che l’Amore misericordioso è più potente di ogni male, che si accavalla sull’uomo e sul mondo”

 

In queste parole sono sintetizzati i contenuti essenziali e le finalità principali dell’Enciclica, che qui  posso ricordare solo brevemente e per sommi capi.

 

Essa prende in esame, nella globalità dei dati rivelati, l’annuncio, il significato e la portata della misericordia che da sempre, ma soprattutto in Cristo e nel suo Vangelo, Dio rivolge all’uomo con cuore di padre, e confronta tale realtà con le concreta  situazione della società del nostro tempo, presentando una trattazione rigorosamente teologica e nello stesso tempo esistenziale di quel capitale attributo di  Dio, che è appunto quello di essere “ricco di misericordia e Padre delle misericordie”.

 

Si tratta di una misericordia incarnata e perciò resa visibile in Cristo, che ha detto: “Chi vede me vede il Padre”: è questo il sottotitolo della Enciclica.

 

“Il rendere presente il Padre come amore e misericordia è, nella coscienza di Cristo stesso, la fondamentale verifica della sua missione”(n.3)

 

Dell’amore-misericordia Gesù non solo fa uno dei temi principali della sua  predicazione, soprattutto attraverso le parabole, per esortare i suoi seguaci a “lasciarsi  guidare nella loro vita dall’amore e dalla misericordia”, ma è divenuto egli stesso “l’incarnazione dell’amore “, “il modello dell’amore misericordioso”, che “è una delle componenti essenziali dell’ethos del Vangelo”(ib.).

 

E alla luce della predicazione e dell’esempio di Gesù – precisa il Papa –  si comprende il rapporto tra giustizia e misericordia, che possono sembrare in contrapposizione, ma non lo sono. “Già l’Antico testamento, la cui storia è costante esperienza della misericordia di Dio, come potenza dell’amore, che prevale sul peccato e sull’infedeltà del popolo eletto, a partire soprattutto dall’Esodo, insegna che, sebbene la giustizia sia autentica virtù dell’uomo e in Dio significhi la perfezione trascendente, tuttavia l’amore è  più  ‘grande’ di essa, e più grande nel senso che è primario e fondamentale. L’amore, per così dire, condiziona la giustizia e, in  definitiva la giustizia serve  la carità”, per cui “la misericordia si rivela  non solo più potente della giustizia ma anche più profonda” (n.4).

 

Ciò appare soprattutto nella parabola del “figliol prodigo”, nella quale l’essenza della misericordia divina nel suo rapporto con la giustizia viene espressa in modo particolare limpido, commovente e convincente.

 

Nel figlio prodigo è rappresentato ogni uomo che infranga il rapporto d’amore col Signore; e nel comportamento del padre – che corre incontro al figlio tornato, non solo reintegra costui nella propria intimità, ma salva la stessa dignità umana, è rappresentato l’amore misericordioso di Dio, “che  trae il bene  da tutte le forme del male, esistenti nel mondo e nell’uomo” (n.6).

 

Il momento culminante della rivelazione e dell’attuazione della misericordia di Dio è il mistero pasquale:  la croce e la risurrezione di Cristo.

 

Credere in Gesù Crocifisso  significa credere che “l’amore è presente nel mondo e che questo amore è più potente di ogni genere di male in cui  l’uomo, l’umanità, il mondo sono coinvolti…

 

La Croceè il più profondo chinarsi della Divinità sull’uomo e  su ciò che l’uomo – specialmente nei momenti difficili e dolorosi –  chiama il suo infelice destino…

 

E’ come un tocco dell’eterno amore sulle ferite più dolorose dell’esistenza terrena dell’uomo…

 

Ci fa comprendere  le più profonde radici del male, che affondano nel peccato e nella morte” ( n 8)

.

La Risurrezione, a sua volta, costituisce il  segno finale della missione di Gesù, segno che corona l’intera rivelazione dell’amore misericordioso e annunzio di un nuovo cielo e di  una nuova terra.  “Il Cristo pasquale è  l’incarnazione definitiva  della misericordia divina, il suo senso vivente , storico-salvifico”(ib.).

 

Del mistero della Croce nessuno ha fatto un’esperienza al pari della Madre del Crocifisso, per cui lei “conosce più a fondo il mistero della misericordia divina. Ne sa il prezzo e sa  quanto esso sia grande. In questo senso la chiamiamo anche Madre della Misericordia” (9).

 

Lei nel “Magnificat” ha esaltatola Misericordiadi Dio che si estende “di generazione in generazione”, quindi anche alla nostra generazione, una generazione – secondo il Beato –  per  molti versi privilegiata  rispetto ad altre, ma anche piena di ombre e di squilibri, con fonti di inquietudine e di minacce.

 

Di fronte a questa situazione “il senso della giustizia si è risvegliato su larga scala”, ma “molto spesso i programmi, che prendono avvio dall’idea di giustizia, in pratica subiscono deformazioni”. Per questo, “può condurre alla negazione e all’annientamento di se stessa, se non si consente a quella forza più profonda che è l’amore di plasmare la vita umana  nelle sue varie dimensioni”(n. 12).

 

Rendere testimonianza alla misericordia di Dio, rivelata in Cristo, professandola , cercando di introdurla e di incarnarla  nella vita e  implorandola: è la missione propria della Chiesa come prolungamento della presenza e della missione di Gesù.

 

La Chiesaprofessa e  proclama la misericordia divina in tutta la verità, quale ci è stata tramandata  dalla rivelazione, riccamente espressa nella Sacra Scrittura e nella Sacra Tradizione, che continuamente fa risuonare “come eco perenne”  attraverso le numerose letture della Liturgia e le varie espressioni della pietà personale e comunitaria, rivolgendo lo sguardo, in modo particolare, al Cuore di Cristo, punto centrale e nello stesso tempo più accessibile, sul piano umano, della rivelazione dell’amore  misericordioso del Padre” (n. 13).

 

La Chiesa cerca di introdurla e incarnarla nella vita  degli uomini accostandoli alle fonti della misericordia del Salvatore di cui essa è depositaria e dispensatrice, soprattutto attraverso  la celebrazione e la partecipazione cosciente e matura ai sacramenti dell’Eucaristia e della Penitenza o Riconciliazione,

 

Su questi due sacramenti il beato Giovanni Paolo ha impegnato costantemente il suo magistero e ministero.

 

Per incrementare la conoscenza, ridestare lo stupore e l’amore alla Eucaristia, massima manifestazione e celebrazione della Misericordia divina, e garantire la fedeltà integrale del culto eucaristico, oltre le stupende e toccanti  omelie in occasione del Giovedì Santo, della Solennità del Corpo e del Sangue del Signore e dei Congressi Eucaristici, ha donato alla Chiesa l’Enciclica “Ecclesia de Eucaristia”,la Lettera Apostolica“Mane nobiscum Domine” e la grazia incomparabile, feconda di frutti spirituali e pastorali, dell’Anno della Eucaristia, che ha influito moltissimo alla promozione dell’Adorazione eucaristica, tanto cara al grande Papa, che ci lasciava tutti edificati nella celebrazione della Messa e nelle lunghe soste davanti al Santissimo Sacramento.

 

Per far riscoprire il senso del peccato e il dono della conversione e della riconciliazione nel Sacramento della Penitenza, dove la misericordia infinita di Dio incontra la nostra misera condizione di peccatori per donarci il perdono e la pace, ha voluto un’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, ha pubblicato la relativa Esortazione Apostolica “Reconciliatio et poenitentia”, ha dato il più alto profilo penitenziale e misericordioso al Grande Giubileo del 2000, e per garantire la retta celebrazione di questo sacramento ha promulgato una Lettera apostolica in forma di Motu proprio dal titolo significativo e impegnativo “Misericordia Dei”. E resta sempre nel più vivo ed emozionante ricordo vederlo il Venerdì Santo nel confessionale, per donare il tesoro della Misericordia che perdona il peccato, risana.  e ridona la vera gioia della vita.

 

Mala Chiesa, e in essa ogni cristiano, è chiamata soprattutto ad attuare la misericordia”, “ad usar misericordia verso gli altri” secondo il comando del Signore, con la forza  unificante e insieme elevante dell’amore, di un amore misericordioso, che plasma i mutui rapporti fra gli uomini, a cominciare  da coloro che ci sono più vicini, rende il mondo più umano, introducendo  “il momento del perdono” che è  così essenziale per il Vangelo, e attesta che nel mondo presente l’amore è più potente del peccato”(n. 14)

 

“E’ ovvio – precisa il  grande Papa – che una così generosa  esigenza di perdonare  non annulla  le oggettive esigenze della giustizia”, che costituisce lo scopo del perdono. Questo come anche la  misericordia “non significano indulgenza verso il male, verso lo scandalo, verso  il torto e l’oltraggio arrecato”, perché ”la riparazione  del male e dello scandalo, il risarcimento del torto, la soddisfazione dell’oltraggio sono condizione del perdono” (ib.)

 

La Chiesa, infine,- ricorda il Papa –  non potrà mai dimenticare la “preghiera”, che “è grido  alla misericordia di Dio dinanzi alle molteplici forme di male  che gravano sulla umanità e la minacciano… L’uomo contemporaneo sente queste minacce. Si interroga spesso con profonda ansia circa la soluzione delle terribili tensioni, che si sono accumulate sul mondo e si intrecciano in mezzo agli uomini. E se talvolta  non ha il coraggio di pronunciare la parola misericordia, oppure nella sua coscienza, privo di contenuto religioso, non ne trova l’equivalente, tanto più bisogna chela Chiesapronunzi questa parola , non soltanto in nome proprio, ma anche  in nome di tutti gli uomini contemporanei” (ib),

 

Per queste ragioni conclude il Papa “è necessario  che quanto ho detto nel presente documento sulla misericordia si trasformi in un’ardente preghiera”.

 

Uomo e maestro di preghiera, il Beato Giovanni Paolo ha fatto di tutta la sua vita la preghiera. Ma quella alla Misericordia di Dio la sentiva più urgente e necessaria, sull’esempio di Sr. Faustina Kowalska, alla quale Gesù aveva affidato la grande missione di portare il messaggio  della Divina Misericordia al mondo intero e che egli ha proclamato beata e santa.

 

Ed è significativo che,  proprio in occasione della canonizzazione di Sr. Faustina il 30 aprile del Grande Giubileo del 2000, seconda domenica di Pasqua, egli abbia annunziato che tale domenica sarà chiamata Domenica della Divina Misericordia

Con la canonizzazione di Sr.Faustina intendeva trasmettere il suo  messaggio al nuovo millennio, a tutti gli uomini “perché imparino a conoscere sempre meglio il vero volto di Dio e il vero volto dei fratelli”.

 

Ma ancora più significativo, quasi un avallo celeste di questo suo impegno apostolico, è che la sua morte sia avvenuta la sera del sabato 2 aprile 2005,  proprio alla vigilia della seconda Domenica di Pasqua, da lui voluta come Domenica della Divina Misericordia, e per giunta nel primo sabato del mese, dedicato a Maria, alla quale aveva consacrato tutta la vita.

 

La Domenicadella Divina Misericordia gli offriva l’occasione per modulare nei  diversi aspetti il messaggio che gli stava tanto a cuore.

 

“ Colmi di gioia – disse nel 2001 – ci presentiamo oggi davanti al Risorto e diciamo con fede: “Gesù, confido in Te!”.

 

“L’odierna liturgia – aggiunse nel 2002 – ci invita a trovare nella divina Misericordia la sorgente di quell’autentica pace che Cristo risorto ci offre. Le piaghe del Signore risuscitato e glorioso costituiscono il segno permanente dell’amore misericordioso di Dio per l’umanità”.

 

“Quanto ha bisogno l’umanità di sperimentare l’efficacia della misericordia di Dio in questi tempi segnati da crescente incertezza e violenti conflitti!”: esclamò nel 2004.

 

E il 2 aprile del 2005, nell’ultimo messaggio preparato per il Regina Coeli della Domenica della Divina Provvidenza e letto il giorno dopo della sua morte dall’allora Sostituto,  così si esprimeva: “ Risuona anche oggi il gioioso Alleluja della Pasqua. All’umanità, che talora sembra smarrita e dominata dal potere del male, dell’egoismo e della paura, il Signore risorto offre in dono il suo amore che perdona, riconcilia e riapre l’animo alla speranza. E’ amore che converte i cuori e dona la pace. Quanto bisogno ha il mondo di comprendere e di accoglierela Divina Misericordia!”.

Risuona questo messaggio come l’ultimo testamento spirituale lasciato alla Chiesa e all’umanità dal grande Papa. Un testamento reso più impegnativo e prezioso dalla toccante preghiera con cui si conclude: “Signore, che con la tua morte e risurrezione riveli l’amore del Padre, noi crediamo in Te e con fiducia ti ripetiamo quest’oggi: Gesù, confido in Te, abbi misericordia di noi e del mondo intero”.

3 – Questa preziosa eredità spirituale è stata raccolta  con gratitudine e impegno dal suo Successore, Sua Santità Benedetto XVI, anche egli grande Papa, dopo essere stato per 24 anni stretto collaboratore del Beato, soprattutto nel campo del Magistero come Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede.

“Rendiamo grazie al Signore – disse Papa Ratzinger nel primo anniversario della morte del beato Predecessore – per aver donato alla Chiesa questo suo fedele e coraggioso servitore. E mentre offriamo per la sua anima eletta il Sacrificio redentore, lo preghiamo di continuare a intercedere dal Cielo per ciascuno di noi, per me in modo speciale, chela Provvidenzaha chiamato a raccogliere la sua inestimabile eredità spirituale. Possala Chiesa, seguendone gli insegnamenti e gli esempi, proseguire fedelmente e senza compromessi la sua missione evangelizzatrice, diffondendo senza stancarsi l’amore misericordioso di Cristo, sorgente di vera pace per il mondo intero”.

Un messaggio – quello della Divina Misericordia- che Papa Benedetto richiama  frequentemente nel suo Magistero, soprattutto nelle Domeniche della Divina Misericordia.

“Il mistero dell’amore misericordioso di Dio – dice al Regina Coeli del 2006 – è stato al centro del pontificato di questo mio venerato Predecessore.

“Gesù, confido in te”: in queste parole – aggiunge nel 2007 – si riassume la fede del cristiano, che è fede nell’onnipotenza dell’Amore misericordioso di Dio”.

“La misericordia – precisa nel 2008 – è in realtà il nucleo centrale del messaggio evangelico, è il nome stesso di Dio, il volto con il quale Egli si è rivelato nell’antica Alleanza e pienamente in Gesù Cristo, incarnazione dell’Amore creatore e redentore.

E in riferimento al Beato  Giovanni Paolo II, che sull’esempio di Santa Faustina si è fatto a sua volta apostolo della Divina Misericordia, attesta: “Tutta la sua missione a servizio della verità su Dio e sull’uomo e della pace nel mondo si riassume in nell’annuncio dato in questo Santuario nel 2002::”Al di fuori della misericordia di Dio non c’è nessun’altra fonte di speranza per gli esseri umani”. E conclude: “questa è l’eredità che egli ci ha lasciato, e che noi con gioia accogliamo e facciamo nostra”.

 

“E’  l’amore misericordioso di Dio – afferma nel 2009-  che mediante Gesù crocifisso e risorto ci perdona i peccati e ci rinnova interiormente”: è il messaggio  spirituale trasmesso dal Signore a santa Faustina Kowalska, sintetizzato nell’invocazione: Gesù, confido in Te!”.

 

Nel 2010, Anno sacerdotale, dopo aver Incoraggiato tutti i Pastori a seguire l’esempio del santo Curato d’Ars, che “nel suo tempo è riuscito a far  percepire l’amore misericordioso del Signore”, conclude: “Urge anche nel nostro tempo un simile annuncio e una simile testimonianza della verità dell’Amore” .

 

Quest’anno nell’omelia della Beatificazione (1 maggio), Papa Benedetto ha ringraziato il Signore  per avergli permesso di servire la causa che il Beato Giovanni Paolo  ha enunciato all’inizio del pontificato con le memorabili parole: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”, e che egli stesso ha fatto per primo, “invertendo con la forza di un gigante – forza che gli veniva da Dio – una tendenza che poteva sembrare irreversibile”

E non mancano riferimenti alla divina misericordia nei principali documenti di Papa Ratzinger, che ultimamente a Friburgo nell’omelia ha detto: “Fidiamoci di Dio, il cui potere si manifesta soprattutto nella misericordia e nel perdono …. e chiediamo a Dio il coraggio e l’umiltà di attingere  alla ricchezza della sua misericordia”.

Nell’Enciclica “Deus caritas est” (25 dicembre 2005) sull’amore cristiano, è in Gesù Cristo, amore incarnato del Padre, che il Papa indica la fonte alla quale attingela Chiesacome comunità di amore nell’esercizio dell’amore, come manifestazione dell’amore trinitario incarnato in molteplici  strutture di servizio caritativo nell’odierno contesto sociale.

Nell’Enciclica “Spe salvi”(30 novembre 2007) sulla speranza cristiana,  precisa il concetto di questa virtù, ne tratteggia la vera fisionomia, ne indica i luoghi di esercizio e  di apprendimento, come la preghiera, la sofferenza e il Giudizio, presentato come “il momento nel quale sperimentiamo ed accogliamo il prevalere dell’ amore divino su tutto il male nel mondo e in noi” (n.47).

Nella terza Enciclica “Caritas in veritate” (29 giugno 2009), sullo sviluppo umano nella carità e nella verità, precisa che “in Cristo la carità nella verità diventa il volto della sua Persona, una vocazione per noi ad amare  i nostri fratelli nella verità del suo progetto”.

E alla luce della verità che illumina e della carità che si dona vanno lette anche le due Esortazioni Apostoliche Postsinodali “ Sacramentum Caritatis” sulla Eucaristia e “Verbum Domini” sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa

Da quest’ultima, come conclusione, traggo un’affermazione che apre il cuore alla speranza: ”Il perdono misericordioso di Dio, incarnato in Cristo, rialza il peccatore.La Paroladi Dio illumina il fedele a conoscere i suoi peccati, lo chiama alla conversione e gli infonde fiducia nella misericordia di Dio”(n. 61).

E’ quanto auguro di cuore, cari ascoltatori, a voi e a me. Grazie.

 

Preghiamo: “O Dio fonte di ogni bene, che esaudisci le preghiere del tuo popolo  al di là di ogni desiderio e di ogni merito, effondi su di noi la tua misericordia, perdona ciò che la coscienza teme e aggiungi ciò  che la preghiera non osa sperare”. Amen

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