Mt 11, 25ss

I Vangeli riferiscono poche preghiere di Gesù: tutte sono preghiere di ringraziamento e tutte affiorano sulle sue labbra nelle circostanze più impensate, perché umanamente difficili: in mezzo all’ostilità dei capi, nella penuria di cibo, di fronte alla tomba di Lazzaro, alla vigilia della sua Passione e morte.

In un contesto difficile in cui le città del lago non mostrano segni di conversione e i capi del popolo non riescono a cogliere il significato delle sue opere, Gesù ringrazia il Padre ad alta voce: Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.
Gesù riconosce ed approva l’agire del Padre che nasconde queste cose, cioè i misteri del Regno, agli uomini dotti e sapienti e li rivela ai semplici.
Riconosce che il Padre sta tracciando per Lui la via della Croce e questo lo fa esultare nello Spirito.

Al cuore del suo ringraziamento c’è un’intimità col Padre che Gesù non nasconde: Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
Gesù ringrazia il Padre perché riceve tutto ciò che vive come dono suo: l’incredulità dei capi e la fede dei piccoli.
Non solo il Padre rivela queste cose ai piccoli, anche il Figlio rivela il Padre a chi vuole. Questo vuol dire che il Padre rivela se stesso agli uomini attraverso le opere del Figlio.

Dopo aver professato la sua intima relazione col Padre, Gesù si rivolge a quanti sono affaticati e oppressi e li invita a diventare suoi discepoli: Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero.
Egli pensa a tutti coloro che sono stanchi dei pesi imposti loro dai cosiddetti sapienti, che in realtà non conoscono il Padre, e promette loro il ristoro che solo Lui può dare.
Attribuendosi il ruolo che la Sapienza aveva nell’AT, Gesù parla del suo giogo, cioè dell’impegno che ci vuole per diventare suo discepolo e imparare da Lui che è mite ed umile di cuore.
Il giogo di Gesù è dolce e leggero e genera pace, proprio perché Gesù rivela le vere esigenze della volontà di Dio, che sono l’umiltà e la mitezza.

Write a comment:

*

Your email address will not be published.

*

© 2018-2024 Parrochia Maria SS. Assunta - Vernole
Seguici su Facebook: