XV Domenica A

Mt 13, 1ss

Dalla compassione per le folle era nata la missione alle pecore perdute della casa di Israele e il discorso missionario rivolto ai Dodici Apostoli. Da un nuovo incontro con le folle nasce ora il discorso in parabole.
Gesù esce di casa e si siede in riva al mare. Attorno a Lui si raccoglie una folla tanto grande che Egli sale su una barca e comincia a parlare loro in parabole.

La prima parabola di Gesù è quella del seminatore.
Essa parla di un seminatore che getta il seme nel terreno: secondo il luogo dove cade, la crescita del seme è impedita o frenata, così che, alla fine, non porta frutto.
È ciò che accade alle prime categorie di terreno: il suolo indurito dal passaggio degli uomini e degli animali, l’angolo di terra dove affiora la roccia, il terreno ricoperto di cespugli di spine.
Solo quando cade nella terra buona, il seme dà frutto in diverse proporzioni.

Il racconto richiama l’attenzione sulla terra buona e sul frutto che essa porta: di qui l’importanza di diventare terra buona e di accogliere il seme.
Da quando Gesù è uscito per annunciare il Vangelo, il seme della Parola incontra il terreno del nostro cuore e lo impegna a lasciarlo fruttificare, perché adempia la sua missione.

Ai discepoli che sono sorpresi del suo modo di parlare alle folle, Gesù rivela il motivo della sua scelta: è l’unico modo di trasmettere la Parola a coloro che non possono intenderla.
Poi spiega la parabola del seminatore: il seme caduto sulla strada è colui che ascolta la Parola del Regno, ma non la comprende; quello caduto tra le pietre è l’uomo che ascolta la Parola, ma è incostante; quello caduto in mezzo alle spine è colui che ascolta la Parola, ma non riesce a rinunciare alle preoccupazioni mondane che, alla fine, soffocano al Parola; quello caduto nella terra buona è colui che ascolta la Parola, la comprende e vive in accordo con ciò che ha capito.

La spiegazione che Gesù fa della parabola rispecchia evidentemente l’interpretazione che ne faceva la prima comunità cristiana ed è un invito a rimuovere tutti gli ostacoli che ci impediscono di ascoltare e comprendere la Parola.
La Parola è feconda per se stessa: basta non frapporle ostacoli.
Il frutto finale è opera della Parola in una terra accogliente.

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