1. Quale realtà sociale e parrocchiale troverà l’arcivescovo, venendo in visita pastorale a Vernole?

La comunità di Vernole è composta da 1.152 famiglie, di cui 390 sono monoparentali, per un totale di circa 3.000 abitanti. Gli ultimi tre censimenti registrano un evidente calo demografico e un graduale invecchiamento della popolazione. Il 90% dei giovani ha un titolo di studio, ma poche opportunità di lavoro. I settori in cui trovano impiego i giovani che non emigrano altrove sono:

La comunità parrocchiale è reduce, come tutte le altre, da un triennio difficile, segnato dal distanziamento sociale. La pandemia ha cancellato i nostri progetti e travolto le nostre consuetudini, ma ci ha anche insegnato le cose essenziali a cui non possiamo rinunciare e da cui dobbiamo ripartire: l’ascolto della Parola, la celebrazione dell’Eucaristia, la condivisione fraterna.

Vernole è un albero dalle radici profonde, che ha espresso eccellenze di prim’ordine nella recente storia ecclesiale e in vari ambiti della vita sociale: anche quando la sua chioma non è così florida, c’è da sperare che possa portare buoni frutti.

  1. Quali sono i punti di forza e le fragilità più evidenti della tua comunità, nei tre ambiti di liturgia, catechesi e carità?

Questa domanda potrebbe indurmi a una lettura sociologica della realtà ecclesiale, ma non cado in questa tentazione, ricordando le parole dell’Apostolo ai Corinti: Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono (1 Cor 1, 26-31). I punti di forza della nostra comunità sono quei catechisti che, in mezzo alle tante occupazioni familiari e professionali, trovano il tempo e la forza per guidare i cammini di fede dell’Iniziazione cristiana. Sono quei coristi, lettori e ministri che, con il loro esempio ed impegno, edificano la comunità raccolta in assemblea. Sono quei volontari che, per aiutare chi è in difficoltà, sono pronti a rinunciare al proprio tempo e alle proprie risorse.

Ciò premesso, le nostre priorità pastorali sono due: formare i collaboratori pastorali, per qualificare il servizio che rendono alla comunità; assicurare la continuità tra i cammini di fede dell’Iniziazione cristiana e quello dei giovani.

  1. Che cosa vi attendete dalla Visita Pastorale e quali sono gli obbiettivi da raggiungere, a breve e a media scadenza?

Prima della pandemia, la Lettera pastorale del nostro vescovo Ascolta, popolo mio ci ha incoraggiati a scommettere sull’ascolto quale principio di un’autentica conversione personale e pastorale. Mentre uscivamo dalla pandemia, Papa Francesco ci ha indicato la via maestra da percorrere all’inizio del terzo millennio cristiano: ascoltare Dio fino a percepire il grido del povero; ascoltare il fratello fino a distinguere la voce di Dio. Così è stato più facile riprendere il cammino, disposti a metterci in gioco nella pratica della conversazione spirituale, quale esercizio di attenzione a ciò che lo Spirito ispira nei nostri cuori.

Il vescovo vuole incontrarci, coltivare una relazione più personale con ciascuno di noi, continuare a seminare il Vangelo nella terra delle nostre vite, incoraggiare il cammino sinodale e la nuova evangelizzazione. E noi siamo in piena sintonia con i suoi intenti: volgiamo diventare una comunità più sinodale e missionaria.

 

 

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