Conservo un vivo ricordo del terzo centenario del patrocinio, la festa patronale del 1981, cui la parrocchia volle dare il maggior risalto possibile. Ecco perché non mi è sfuggito l’imminente traguardo del 340° anniversario.
Sono quindi passati 340 anni da quando è stata completata la cappella di S. Anna, prima testimonianza del culto vernolese alla Madre della Madre di Dio.
L’epigrafe che campeggia sull’altare della cappella reca la data del suo completamento, il 1681 appunto, e ricorda che l’edificio sacro fu costruito su iniziativa del parroco di allora, Gervasio Sansonetti, con l’impegno del clero e di tutto il popolo.
Il verbale della Visita pastorale del 1683 registra la solennità con cui il popolo vernolese celebrava fin da allora la festa del 26 luglio: “…con rito solenne si celebra la festa di S. Anna ai primi e ai secondi vespri e c’è la messa cantata e si addobba la chiesa, vengono i musicanti e si fa una processione nel paese e si porta in processione la statua di S. Anna e alcune volte si ha la predica e precede la novena e si fanno le spese dalle elemosine che si raccolgono con grande affluenza di fedeli anche dai luoghi vicini. Si può lucrare l’indulgenza concessa per sette anni, come da diploma spedito da Roma…”.
È verosimile che risalga al primo centenario del patrocinio la costruzione dell’alta colonna di S. Anna, sormontata dalle immagini della Patrona e della sua Figlia immacolata, che, non a caso, guardano verso la cappella costruita cento anni prima.
Il patrocinio di S. Anna ha conosciuto un nuovo impulso in seguito al terremoto del 1833, quando i vernolesi chiesero ed ottennero la concessione pontificia di celebrare, il 19 gennaio di ogni anno, il ricordo della protezione ricevuta in quella tremenda circostanza che scosse fortemente l’immaginario collettivo.
Questo è il secondo anno, a memoria d’uomo, che Vernole celebra la sua festa patronale in tono minore, nel rispetto delle misure anti-contagio, imposte dalle autorità. Ma nessuna restrizione può raffreddare quel sentimento di pietà filiale, che i vernolesi nutrono verso i santi patroni Gioacchino ed Anna, assimilato fin dalla nascita all’interno della propria famiglia e della più grande comunità cristiana.
Nella luce della fede la pandemia, che ci affligge da due anni, è piuttosto una prova che ci sfida a consolidare la nostra devozione popolare, purificandola da elementi estranei che rischiano di svuotarne il contenuto specifico.
Write a comment: