N.S. Gesù Cristo Re dell’universo A

Mt 25, 31ss

Nella parabola del giudizio finale, Gesù prefigura quanto accadrà alla sua venuta nella gloria. Allora, quando si sarà seduto sul trono della sua gloria, saranno radunate al suo cospetto tutte le genti, ovvero tutti i popoli che si saranno avvicendati nel corso della storia umana, in un raduno universale in cui nessuno scompare nell’anonimato della grande massa, perché lo sguardo del Re/Pastore incrocerà quello di ciascuno e metterà in luce la sua realtà più profonda.

Alla luce di questo discernimento interiore e universale, gli uomini verranno separati in due parti: alcuni, chiamati benedetti del Padre mio, saranno invitati a entrare nel Regno di Dio; altri, apostrofati come maledetti, saranno destinati al fuoco eterno.

Agli uni e agli altri il Re rivelerà il motivo della sua decisione: Avevo fame e mi avete dato da mangiare, Avevo fame e non mi avete dato da mangiare. Gesù elenca solo alcuni bisogni elementari, come cibo, acqua, riparo, vestito, conforto: fa solo degli esempi e non fornisce un elenco competo.

Inoltre non pretende niente di impossibile, ma solo un piccolo aiuto alla portata di tutti. Per dare da mangiare o da bere non  è necessario disporre di chissà quale ricchezza o avere particolari capacità: basta avere occhi per vedere il bisogno dell’altro e un  cuore pronto alla compassione e all’impegno.

 Tutti resteranno meravigliati della decisione del re: Quando mai tu abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da magiare? E non ti abbiamo dato da mangiare?.

Agli uni e agli altri il Re risponderà in modo solenne: Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me, non lo avete fatto a me.

L’amore che ha portato il Figlio di Dio ad assumere la nostra umanità e ad offrirsi per noi sulla Croce conferisce ad ogni singola persona una dignità divina permanente, per la quale ciò che viene fatto ad ogni uomo assume un valore decisivo per chi lo fa e per il suo destino eterno.

 Vivere bene il tempo dell’attesa vuol dire quindi consolidare la nostra relazione con Gesù, non solo attraverso la fede, ma anche attraverso l’amore per il nostro prossimo, nessuno escluso.

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