Lc 11, 1ss

 

Vedendo Gesù pregare, i discepoli vogliono imparare a pregare come Lui e gli chiedono: Insegnaci a pregare!.

Gesù esaudisce prontamente il loro desiderio e insegna loro il Padre nostro: Quando pregate, dite: Padre.

Pregare come Gesù vuol dire entrare nel suo rapporto col Padre, partecipare alla sua confidenza e amore filiale, entrare nella sua logica.

 

La prima domanda esprime il desiderio che il Padre manifesti pienamente la sua santità: Sia santificato il tuo nome!.

Questo desiderio corrisponde esattamente con quello che Dio aveva già manifestato a Israele con le parole del profeta Ezechiele: Così parla il Signore, DIO: “Io agisco così, non a causa di voi, o casa d’Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete profanato fra le nazioni dove siete andati. Io santificherò il mio gran nome che è stato profanato fra le nazioni, in mezzo alle quali voi l’avete profanato; e le nazioni conosceranno che io sono il Signore”, dice il Signore, Dio, “quando io mi santificherò in voi, sotto i loro occhi. Io vi farò uscire dalle nazioni, vi radunerò da tutti i paesi, e vi ricondurrò nel vostro paese; vi aspergerò d’acqua pura e sarete puri; io vi purificherò di tutte le vostre impurità e di tutti i vostri idoli. Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne. Metterò dentro di voi il mio Spirito e farò in modo che camminerete secondo le mie leggi, e osserverete e metterete in pratica le mie prescrizioni. Abiterete nel paese che io diedi ai vostri padri, sarete il mio popolo, e io sarò il vostro Dio (Ez 36, 22ss).

 

La seconda domanda è strettamente collegata con la prima, perché Dio sarà riconosciuto come santo solo quando stabilirà pienamente la sua sovranità nella vita degli uomini.

Certo il Regno di Dio, già presente nella persona di Gesù, non può attuarsi senza gli uomini.

Per questo la domanda impegna chi prega a conformarsi alle esigenze della volontà di Dio, a rinunciare a Satana, a partecipare alla vittoria di Gesù sul male.

 

Le altre domande riguardano i bisogni del discepolo.

Posto nel giusto rapporto con Dio, il discepolo può ora domandare ciò di cui ha veramente bisogno.

Dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano.

Il pane che Gesù insegna a chiedere è chiamato quotidiano, cioè: essenziale per vivere dignitosamente.

È la preghiera del Figlio che riceve tutto dal Padre. È anche la preghiera del discepolo che ha lasciato tutto per seguire Gesù e si è affidato completamente nelle mani del Padre.

Il pane quotidiano è chiamato nostro: una realtà da condividere con i fratelli.

 

Perdona i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo a ogni nostro debitore.

In Gesù Dio ci offre il suo perdono gratuitamente: questo ci impegna a perdonare a nostra volta i fratelli. Ma proprio perché con i nostri peccati possiamo vanificare il dono di Dio, dobbiamo continuare a implorarlo da Dio e renderci sempre di nuovo disponibili a perdonare a nostra volta.

 

L’ultima domanda è un grido di aiuto: Non potarci alla tentazione.

Il discepolo non chiede a Dio di essere risparmiato dalla prova, ma di essere protetto nella prova, in modo che Satana non abbia l’ultima parola.

Sapendo che gli rimane poco tempo, Satana cerca di far cader la fede dei più.

Gesù ci invita a chiedere al Padre di non lasciarci cadere nella tentazione di abbandonare la fede.

 

La parabola dell’amico importuno è un invito a non lasciarsi scoraggiare dall’ora tarda e dalla porta chiusa: Colui che si alza, dopo essersi destato dalla morte, darà all’amico il pane di cui ha bisogno.

Tuttavia la preghiera non è un modo per far pressione su Dio, perché ci conceda quanto corrisponde ai nostri desideri: è piuttosto aprirsi all’azione dello Spirito santo che ci conforma ai desideri di Dio.

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