Lectio XII Domenica del T. O.

Mt 10, 26ss

 

Inviando i Dodici in missione, Gesù non nasconde le difficoltà a cui saranno esposti a causa degli uomini, ma li invita a non temere nessuno.

Finora Gesù ha parlato agi uomini in modo velato, per parabole, perché gli uomini non potevano comprenderlo.
Ma dopo che avrà portato a termine la sua opera, effondendo sui discepoli lo Spirito santo, essi dovranno dire nella luce quello che Gesù avrà detto loro nelle tenebre e proclamare sui tetti quello che Gesù avrà confidato alle loro orecchie.

Il primo antidoto alla paura è la fiducia nel Padre: è da Lui, non dagli uomini, che dipende la totalità della nostra vita.
È sempre Lui che si prende cura di ogni essere umano, avendo a cuore ogni piccolo interesse dei suoi figli.
Non c’è quindi motivo di tacere davanti agli uomini per paura delle loro minacce.

Il secondo antidoto alla paura è l’intima solidarietà dell’apostolo con Gesù che lo invia.
Nella persecuzione l’apostolo sarà tentato di rinnegare Gesù, ma la memoria di quello che Gesù ha fatto per lui e la fiducia di essere con Lui anche dopo la morte dovranno piuttosto spingerlo a confessarlo coraggiosamente davanti agli uomini, anche a costo della vita.
Confessare Gesù davanti agli uomini vuol dire dichiararsi pubblicamente in suo favore e impegnarsi in un sevizio totale e incondizionato per il Vangelo.

Alla fine Gesù richiama i discepoli alla responsabilità, perché confessarlo ovvero rinnegarlo avrà delle conseguenze nel giudizio di Dio: Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio.
La nostra salvezza si decide nella testimonianza della nostra fede.

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