Gv 20, 19ss; At 2, 1ss
Il Vangelo di questa solennità ci riporta nel Cenacolo, la sera stessa di Pasqua.
Gesù risorto sembra impaziente di comunicare ai discepoli i frutti della sua vittoria: la Fede, la Pace, la Missione, lo Spirito.
Prima di dire: Ricevete lo Spirito santo, alita sui discepoli. Il verbo usato dall’evangelista per descrivere il gesto di Gesù richiama il primo racconto della creazione dell’uomo: Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente (Gen 2,7).
Come nella prima creazione Dio alitò nell’uomo uno spirito vitale, così ora Gesù alita nei discepoli il proprio respiro, lo Spirito santo.
Questo dono rappresenta il culmine della relazione personale tra Gesù e i suoi discepoli: ora che hanno ricevuto lo Spirito santo sono veramente fratelli di Gesù e possono chiamare Padre il Padre suo.
Non solo: essi sono consacrati come Gesù era consacrato e possono essere mandati, come Gesù era stato mandato.
Attraverso la loro missione, lo Spirito potrà continuare l’opera di Gesù nel mondo.
Secondo gli Atti degli Apostoli, il dono dello Spirito santo ai discepoli si manifesta in modo pubblico il cinquantesimo giorno di Pasqua, durante la festa di Pentecoste.
All’improvviso, mentre i discepoli sono riuniti nel cenacolo in atteggiamento di ascolto e preghiera, un fragore pervade il luogo in cui si trovano e lo Spirito santo discende in modo visibile su ciascuno di essi.
Nella sua origine, il dono è unico, ma si divide in piccole fiamme per comunicarsi, tutto, a ciascuno dei presenti.
Ciascuno è riempito dell’unico e indivisibile Spirito e comincia a parlare le lingue della futura missione.
La folla che li sente parlare è sbigottita e meravigliata: i discepoli sono galilei, eppure parlano le lingue di tutte le nazioni, rappresentate dai fedeli che si trovano a Gerusalemme.
Essi annunciano in ogni lingua le grandi meraviglie compiute a Dio per l’umanità nella morte e risurrezione di Gesù.
Grazie ai discepoli, lo Spirito raggiunge la moltitudine convenuta a Gerusalemme per la festa di Pentecoste: rispetta la sua varietà, ma, grazie alla fede, la riporta all’unità del Piano di Dio, che il peccato aveva compromesso.
Ciò che avviene a Pentecoste è l’inizio ufficiale della missione della Chiesa, che si protrarrà fino alla fine del mondo.
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