Natale di N. S. Gesù Cristo

Lc 2, 1ss

 

 

Un decreto imperiale impedisce a Gesù di nascere a casa: circondato dall’affetto dei suoi parenti, amici e vicini. Eppure, obbedendo all’ordine del censimento, che suscitava disordini un po’ ovunque, Maria e Giuseppe portano a compimento un’antica profezia di Michea: E tu Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda, perché da te uscirà un capo che pascerà il mio popolo, Israele.

Non solo: censendo Gesù nell’elenco dei sudditi dell’impero, gli consentono di legarsi per sempre alla storia degli uomini.

Così, nonostante le apparenze, il decreto imperiale è al servizio del piano di Dio.

 La nascita di Gesù è descritta in modo sobrio ed essenziale: diede alla luce il suo figlio primogenito; lo avvolse in fasce; perché non c’era posto per loro nella stanza.

Anche se è l’unico figlio di Maria, Gesù è definito primogenito, per sottolineare che gode dei privilegi riservati al primo nato di una famiglia, in particolare la consacrazione a Dio.

Si fa riferimento alle fasce e alla mangiatoia, segno della cure materne di Maria, solo perché serviranno da segno per i pastori di Betlemme.

Anche il termine usato per indicare l’alloggio, sala, ha una funzione: è lo stesso che l’evangelista userà per indicare la grande sala della cena pasquale. Si tratta quindi di un’allusione alla pasqua di Gesù.

Gesù nasce in un monolocale e viene deposto nella mangiatoria collocata in un angolo della stessa casa.

 La nascita di Gesù rimane nascosta finché un angelo del Signore appare ai pastori di Betlemme, dà loro la buona notizia e indica il segno che li aiuterà a trovare il Bambino.

Il contenuto dell’annuncio è una grande gioia; il destinatario è tutto il popolo di Israele, anche se la benevolenza di Dio si estende a tutti gli uomini.

 Nelle parole dell’angelo risuona in anticipo l’annuncio della prima comunità cristiana: Oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore che è il Cristo Signore.

Si capisce chi sono gli angeli di Natale: i missionari inviati ad annunciare la Buona novella.

L’avverbio oggi sottolinea che la nascita di Gesù chiude il lungo periodo delle promesse e delle attese.

Il neonato viene qualificato con tre titoli solenni: Salvatore, Cristo, Signore.

Salvatore è, per ora, solo la spiegazione del suo nome proprio, Gesù, che significa: Dio ti salva.

Cristo Signore richiama alla mente le parole pronunciate da Pietro la mattina di Pentecoste: Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso.

Come Cristo, Gesù compie tutte le promesse di Dio e tutte le speranze di Israele.

Come Signore Egli è l’unico che può comunicare Spirito santo.

 Il segno indicato dall’angelo ai pastori non è un prodigio: è un segno umile e rivela lo stile di Dio. Il Signore preferisce manifestare la sua gloria nella debolezze e nella povertà.

 Il canto degli angeli conferma l’annuncio appena dato ai pastori: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini della sua benevolenza.

Nella nascita di Gesù Dio glorifica il suo nome e dimostra la sua benevolenza verso gli uomini.

Non ci sono restrizioni: per il fatto che Dio si è fatto uomo, la sua benevolenza raggiunge tutti coloro che, grazie a Gesù, scopriranno il senso della propria vita.

La pace portata sulla terra da Gesù non è una semplice assenza di guerra, ma una comunione con Dio, che si ripercuote nel rapporto di ciascuno con se stesso e con tutti.

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