Lectio XXVIII Domenica A

Mt 22, 1ss

  

La parabola del banchetto nuziale comprende, in realtà, due piccole parabole: quella della chiamata alle nozze e quella dell’uomo senza abito nuziale. Come quelle precedenti, anch’esse sono rivolte alle autorità religiose d’Israele, per ammonirle sulle conseguenze del loro reale rapporto con Dio.

 Il re che organizza un banchetto per le nozze del figlio è Dio; i servi inviati a chiamare gli invitati sono gli apostoli; gli invitati che rifiutano l’invito e oltraggiano i servi rappresentano i giudei; quelli che sono chiamati dalla strada rappresentano i pagani.

Il rifiuto opposto da Israele al Vangelo è inspiegabile e sconcertante, eppure è provvidenziale, perché apre la strada alla missione presso i pagani.

La reazione del re che, indignato, dà alle fiamme la loro città, sembra alludere alla distruzione di Gerusalemme per mano dei romani.

L’indegnità dei primi invitati consiste nel loro stesso rifiuto.

 Sulla bocca di Gesù, questa prima parabola trascrive sul piano simbolico il contrasto tra il Vangelo e i capi del popolo. L’evangelista l’ha integrata con motivi allegorici che alludono al rapporto tra la missione cristiana e il giudaismo ufficiale.

 Il Signore ci invita alla comunione con sé e col Figlio suo, ripete la sua chiamata e suoi inviti, lascia tempo e offre nuove possibilità.

Noi siamo liberi di rispondere alla sua chiamata, ma, alla fine, sarà Lui a determinare le conseguenze delle nostre scelte.

 A partire dal versetto 11, comincia la parabola dell’uomo senza abito nuziale.

Il re compare nella sala, riempita con quanti sono stati trovati ai crocicchi delle strade, buoni e cattivi, e si comporta come in un giudice: trova un commensale senza l’abito nuziale e mette allo scoperto il suo abuso. I servi del banchetto si trasformano in guardie che legano l’intruso e lo gettano fuori nelle tenebre.

La mescolanza di buoni e cattivi nella sala è il riflesso della gratuità dell’invito, ma vi è comunque un’adesione da dare all’invito. La disposizione necessaria per partecipare alla comunione con Dio non si improvvisa: si acquisisce ogni giorno attraverso la pratica della volontà di Dio.

 Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti, ovvero: Dio chiama tutti, ma non tutti rispondono alla sua chiamata. Questo detto ci ricorda l’esigenza di vivere in modo coerente la nostra  vocazione battesimale: il giudizio finale sarà fatto in base alla fedele attuazione della volontà di Dio, così come è stata rivelata da Gesù.

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