XXVI Domenica A

Mt 21, 25ss

  

Quella dei due figli è la prima di tre parabole di Gesù, che denunciano pubblicamente l’ostinato rifiuto del Vangelo da parte dei capi di Israele.

 Il racconto mette in scena un uomo che invita i suoi due figli a lavorare nella vigna di proprietà: il primo dice no, ma poi, pentitosi, ci va; il secondo dice , ma poi, non và a lavorare.

 Alla fine Gesù si appella al giudizio dei suoi ascoltatori: Chi dei due ha compiuto la volontà del Padre?.

Quelli rispondono correttamente, senza sapere che la parabola mette in luce il loro atteggiamento verso Dio.

 Gesù prende spunto dalla loro risposta, per avviare un vero e proprio processo contro di loro: È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli.

I capi non hanno riconosciuto la missione di Giovanni Battista, neanche dopo aver visto la conversione dei pubblicani e delle prostitute: sono rimasti fedeli alle loro tradizioni, ma hanno continuato a vivere nella loro ipocrisia, impeccabili all’esterno e col cuore pieno di vanagloria e avidità.

La loro mancanza di fede in Giovanni ha preparato la loro mancanza di fede in Gesù.

 Il primo figlio che prima ha detto no, ma poi, pentitosi, è andato a lavorare, rappresenta, invece, quei pubblici peccatori che, dopo essere vissuti lontano da Dio e dalla sua Legge, hanno dato ascolto alla predicazione di Giovanni e si sono incamminati sulla via della giustizia, cioè hanno intrapreso un cammino di conversione.

La loro fede in Giovanni li ha preparati ad accogliere il Vangelo e ad entrare nel Regno di Dio.

 A un secondo livello interpretativo, la parabola mette in guardia quei cristiani della comunità di Matteo e di ogni tempo, che si accontentano di professare la propria fede con le parole: essi assomigliano a quei giudei che, a parole, si dichiarano figli di Abramo, eppure rifiutano il Figlio di Dio.

Ma il discernimento tra vero e falso discepolo è già stato operato nel Discorso della montagna: Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. I veri discepoli non sono quelli che si limitano a dire, ma quelli che fanno la volontà del Padre, come Gesù l’ha rivelata.

La Parola di Dio non è un discorso da comprendere: è un dono affidato alla nostra libertà perché prenda forma nella nostra vita.

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