Lc 12, 13ss

 

 

Al tempo di Gesù i maestri, in quanto esperti della Legge, non erano solo insegnanti: erano anche dei punti di riferimento per dirimere piccole questioni di carattere giuridico-amministrativo.

 

Uno della folla scambia Gesù per uno dei tanti maestri: Maestro, dì a mio fratello che divida con me l’eredità.

Gesù rifiuta con decisione il ruolo che gli viene attribuito: O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?.

La sua missione è piuttosto quella di inaugurare il Regno di Dio sulla terra.

 

Subito dopo Gesù si rivolge a quanti lo ascoltano e li mette in guardia dalla cupidigia, cioè dalla tentazione di cercare la propria sicurezza nei beni di questa terra piuttosto che in Dio: Anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni.

 

Nella parabola dell’uomo ricco, Gesù prende di mira un ragionamento che, umanamente, potrebbe sembrare logico, e invece è insensato.

Un uomo, favorito da un’improvvisa fortuna, pensa di ritirarsi per godere in pace dei suoi molti beni.

Egli ragiona tra sé e tiene Dio fuori dai suoi piccoli calcoli.

Ma arriva il momento in cui Dio gli chiede conto della sua vita. Allora i suoi vecchi ragionamenti si rivelano inconsistenti: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai accumulato di chi sarà?.

I beni materiali hanno pervertito il suo giudizio: lo hanno indotto a porre la sua fiducia in cose che passano piuttosto che in Dio.

 

L’evangelista commenta: Così è di chiunque accumula tesori per sé e non arricchisce davanti a Dio.

Ci sono due modi di arricchirsi: uno è accumulare beni materiali per se stessi; l’altro è amministrarli secondo l’intenzione di Dio, con sapienza e generosità.

La fine dell’uomo stolto ci rivela quale dei due vale la pena di perseguire.

 

Questo vangelo ci mette in guardia da due pericoli: ragionare tra sé, tenendo Dio fuori ai propri calcoli, e accumulare tesori per sé, vanificando l’intenzione della Sapienza e della Provvidenza di Dio.

Per vivere bene, dobbiamo confrontarci col pensiero di Dio.

È nel dialogo con Dio che il nostro pensiero trova il suo punto di riferimento ideale.

È nella sapienza e nella provvidenza di Dio che scopriamo il giusto modo di usare i beni di questa terra: non come fine a se stessi, ma come strumenti per costruire una fraternità giusta e solidale.

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