Gv 20, 19ss
Il giorno stesso della risurrezione di Gesù vediamo fiorire la fede pasquale nella vita di tanti discepoli.
Il discepolo che Gesù amava entra nel sepolcro, vede le bende e il sudario e crede, intuisce che Gesù è risorto: egli dimostra che chi ha conosciuto Gesù ed è stato testimone della sua passione e della sua morte può arrivare alla fede nella risurrezione anche senza aver visto il Risorto.
Maria di Magdala vede Gesù e lo riconosce quando Egli la chiama per nome.
Al tramonto di quello stesso giorno, i due discepoli di Emmaus parlano a lungo con Gesù mentre tornano a casa, e lo riconoscono quando sono a tavola con Lui, nel gesto dello spezzare il pane.
La sera Gesù appare nel cenacolo, si fa riconoscere dai segni della sua passione e i discepoli che vedono le sue mani e il suo costato gioiscono al vederlo: si compie per loro quella parola di Gesù, per cui Egli li avrebbe rivisti dopo la sua morte ed essi si sarebbero rallegrati di una gioia che nessuno può togliere (Gv 16).
Otto giorni dopo anche Tommaso vede Gesù e crede, ma solo dopo aver rifiutato di fidarsi degli altri discepoli e aver preteso non solo di vedere ma anche di toccare ciò che essi dicevano di aver visto.
L’ottavo giorno di pasqua Gesù appare una seconda volta nel Cenacolo, mostra a Tommaso quello che egli pretendeva di vedere e toccare e lo chiama alla fede: Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!.
Alla vista del Risorto, Tommaso non persiste nella sua incredulità, ma diventa credente ed esprime la sua fede, dicendo: Mio Signore e mio Dio!.
A differenza degli altri che hanno semplicemente gioito al vedere il Signore, egli riconosce ciò che la risurrezione rivela di Gesù e lo dice: riprende un’espressione biblica che Israele riferiva a Dio e la riferisce a Gesù (cf. Sal 35). Così si compie quanto Gesù aveva predetto: Quando innalzerete il Figlio dell’Uomo, allora vi renderete conto che Io sono (Gv 8).
Non è un caso che la confessione di Tommaso sia l’ultima parla detta da un discepolo nel quarto vangelo (prima conclusione): non si può dire niente di più profondo riguardo a Gesù.
Le parole di Tommaso rappresentano quindi la fede con cui la chiesa risponde all’annuncio del Vangelo, la ratifica della nuova alleanza stabilita dal Padre nella morte e risurrezione del suo Figlio.
Il Vangelo (prima conclusione) si chiude con la beatitudine della fede: Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno. Gesù pensa a coloro che non avrebbero potuto vederlo e li proclama beati quanto e forse più di quelli che lo hanno visto e creduto in Lui.
Fino all’ascensione Gesù si è fatto vedere dai discepoli e la loro fede si doveva raggiungere attraverso la sua presenza visibile. Ma dopo l’ascensione, Gesù sarebbe stato presente in modo invisibile e sarebbe diventato necessario un altro tipo di fede: quella che si basa sulla parola dei testimoni oculari.
Il Vangelo di Giovanni non dice che Gesù è andato via: Egli resta per sempre nello Spirito che dovrà rimanere con i discepoli per sempre.
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