Lectio Domenica delle Palme

Mc 15, 21ss

 Il racconto dell’ultimo giorno della vita di Gesù è scandito da tre indicazioni temporali che segnalano la sua progressiva spoliazione umana e spirituale.

 Erano le nove del mattino, quando lo crocifissero.

Gesù viene crocifisso alle 9.00 e rimane in croce per sei lunghissime ore.

Dalle 9.00 alle 12.00 viene sommerso dagli insulti: i passanti lo insultano, i capi si fanno beffe di Lui, anche quelli crocifissi con Lui lo insultano.

Nelle loro voci risuonano i capi di accusa, mossi contro Gesù davanti al sommo sacerdote e davanti a Pilato.

I discepoli sono assenti: quelli che ambivano a sedere al fianco di Gesù hanno lasciato il posto a due ladroni crocifissi uno la sua destra e uno alla sua sinistra.

In queste prime tre ore non c’è niente di positivo: nessuna partecipazione al dramma di Gesù, nessun chiaro compimento delle Scritture.

 Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra.

Le tenebre che avvolgono il Calvario sono il segno esteriore della notte interiore vissuta da Gesù privato non solo di ogni comprensione umana, ma anche della comunione col creato.

Colui che nel deserto della Giudea aveva ricreato l’armonia del Paradiso, è ora immerso nel caos delle origini.

 Alle tre Gesù gridò a gran voce.

L’ora nona rappresenta il vertice di tutto il racconto della Passione.

Il primo grido di Gesù è il punto culminante della sua spoliazione umana e spirituale, ma anche del suo rapporto filiale con Dio: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?. E questa è l’unica volta in tutto il Vangelo in cui Dio è indicato come soggetto dell’abbandono.

Colui che era comparso sulla scena del mondo proclamando: Il Regno di Dio è vicino, chiude la sua esistenza con la denuncia dell’assenza di Dio, ma anche con la permanente fiducia in Lui.

Più che un’invocazione di aiuto, il suo grido è un anelito: Gesù è alla ricerca del suo Dio fino alla fine.

Il grido di Gesù viene frainteso dai presenti, come già in precedenza la sua predicazione e la sua missione.

Tutta la vicenda umana di Gesù culmina in un secondo forte grido, un ultimo appello a Dio che non è intervenuto prima della sua morte, ma che può ancora intervenire nella sua morte, con un atto creativo che vincerà la morte.

A questo secondo grido fa seguito l’ultimo respiro di Gesù, annuncio della Pentecoste.

 Nel momento della morte di Gesù, il velo del tempio si squarcia in due, dall’alto in basso, e la fede comincia a farsi strada nel cuore di un pagano che dice: Veramente quest’uomo era figlio di Dio.

Non è più il tempo di tacere sulla persona di Gesù, perché Colui che, nell’abisso delle tenebre, si rivolge al Padre chiamandolo Dio mio, è diventato il vero tempio, il santuario senza veli, da cui irradia la presenza di Dio su tutta l’umanità.

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