Lc 17,11ss

  

Nel suo cammino verso Gerusalemme, Gesù entra in un villaggio e incontra dieci lebbrosi.

Fermatisi a debita distanza da Lui, i lebbrosi gli gridano la loro disperazione: Gesù, Signore, abbi pietà di noi!.

A quel tempo la lebbra era considerata una punizione divina e si riteneva che solo Dio potesse guarire dalla lebbra.

 

All’inizio del suo ministero, Gesù aveva guarito un lebbroso, compiendo un gesto coraggioso: Lo toccò e gli disse: lo voglio, sii risanato!.

Questa volta Gesù si affida alla fiducia dei dieci ammalati: Andate a presentarvi ai sacerdoti.

I sacerdoti erano le autorità a cui spettava diagnosticare l’avvenuta guarigione del lebbroso e permettere il suo ritorno nella comunità.

Pur non essendo ancora guariti, i malati si mettono in cammino sulla parola di Gesù e, nel loro cammino, trovano la guarigione.

 

Vedendosi guarito, uno di loro torna subito indietro, lodando Dio a gran voce, si prostra ai piedi di Gesù come ci si prostra davanti a Dio, e lo ringrazia.

L’evangelista commenta: Era un samaritano.

Gesù lo investe con una serie di domande: Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?.

 

Constatando l’assenza degli altri nove, Gesù indica chiaramente ciò che essi avrebbero dovuto fare: tornare indietro e rendere gloria a Dio.

Per la loro fiducia nella parola di Gesù, hanno ottenuto la guarigione dalla lebbra, ma piuttosto che tornare dal guaritore, hanno continuato il loro cammino verso il sacerdote.

 

L’esito delle due scelte è significativo: i nove vanno dal sacerdote, trovano la conferma della loro guarigione fisica e rientrano nella comunità di Israele.

L’unico che è tornato da Gesù, si sente dire: Alzati e và, la tua fede ti ha salvato!.

Egli è l’unico che, dopo la guarigione fisica, trova la via della salvezza.

La salvezza si trova nel rapporto personale con Gesù e nella condivisione della fede coi fratelli, all’interno della chiesa.

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