II Domenica di Pasqua C
Gv 20, 19ss
La sera di Pasqua Gesù risorto viene nel cenacolo e dona ai discepoli il frutto della sua vittoria sul male e sulla morte: la Pace, la fede, la missione.
Con il sacrificio della propria vita, ha riconciliato l’umanità col Padre; mostrando i segni della passione, si fa riconoscere come Colui che era stato crocifisso; alitando sugli apostoli lo Spirito di cui è pieno, li rende partecipe della sua missione.
I discepoli gioiscono al vedere il Signore ed accolgono volentieri i doni che Egli aveva promesso e può finalmente donare loro.
Molto presto i discepoli sperimentano quanto è difficile testimoniare la risurrezione di Gesù.
Abbiamo visto il Signore!, dicono a Tommaso che, per qualche motivo, non era presente al momento della prima apparizione di Gesù.
Tommaso, che non era più cattivo degli altri, pretende un controllo più preciso e rifiuta di credere senza avere prove tangibili della realtà e dell’identità del Risorto.
Il suo sguardo, come quello degli altri prima di Pasqua, è ancora fisso sul destino toccato in sorte a Gesù e gli impedisce di credere nella risurrezione.
Otto giorni dopo, nella prima domenica della storia, Gesù viene nel cenacolo solo per Tommaso: per dare a lui i doni che aveva già dato agli altri.
Parlando con Tommaso, dimostra di conoscere le sue pretese e le sue parole.
Tommaso aveva detto: Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò. Gesù gli dice: Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!.
Davanti a Gesù, alla sua dimostrazione di intima conoscenza e all’invito a lui rivolto personalmente, Tommaso reagisce con una straordinaria professione di fede: Mio Signore e mio Dio!.
Egli non permane nella sua incredulità, ma arriva alla fede nella risurrezione, anzi, a differenza degli altri, coglie ciò che la risurrezione rivela di Gesù: è Dio stesso, nella sua maestà, nella sua potenza, nel suo amore.
Questa straordinaria confessione di fede, che richiama l’affermazione del Prologo: Il Verbo era Dio, corrisponde alla massima rivelazione di Gesù e rappresenta quanto di più alto un credente possa dire di Lui.
Gesù accetta la confessione di Tommaso, ma non gli risparmia il rimprovero di essere giunto alla fede dopo essersi accertato con la vista.
Il dono di vederlo risorto, concesso a lui e agli altri, è finalizzato alla missione, ma, a partire dalla risurrezione e ascensione al cielo di Gesù, sarà possibile un nuovo tipo di fede, basato sul dono dello Spirito santo e sulla presenza invisibile di Gesù in mezzo ai suoi.
Il vangelo si chiude con la beatitudine di questa nuova fede: gli apostoli renderanno testimonianza della risurrezione e lo Spirito santo confermerà le loro parole nell’intimo dei cuori.
Beati quelli che non vedono eppure credono!.
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