
IV Domenica C
Lc 4, 22ss
Tornato in Galilea con la potenza dello Spirito santo, Gesù entra nella sinagoga di Nazaret, legge un passo di Isaia e ne annuncia il compimento: Oggi, nelle vostre orecchie, si è compiuta questa scrittura.
Lo Spirito, che, nel Battesimo, era disceso su di Lui in forma corporea, lo ha consacrato per la missione più importante: affrancare l’umanità dalle gravi conseguenze della mancata comunione con Dio.
All’udirlo, i presenti si meravigliano delle parole di grazia che escono dalla sua bocca, ma subito si fa strada nel loro cuore la pretesa di requisirle a proprio vantaggio: Non è il figlio di Giuseppe?, che significa: Non è uno dei nostri?.
Un atteggiamento ambiguo che Gesù mette in luce, dicendo: Di certo mi citerete il proverbio: Medico cura te stesso… .
Essi pretendono che Egli dimostri in mezzo a loro i poteri di guaritore, già ammirati altrove.
Ma Gesù non deve dimostrare alcun potere: opera miracoli solo in presenza della fede.
Preso atto del loro atteggiamento di fronte alla Parola della grazia, Gesù non nasconde il suo stato d’animo: Nessun profeta è accolto nella sua patria.
Questa antico proverbio è fondato sull’esperienza dei tanti profeti che lo hanno preceduto: Gesù sente di condividere la loro sorte ed evoca due episodi della storia d’Israele.
Durante una grave carestia, il Signore aveva inviato il profeta Elia a una vedova straniera.
Aveva anche mandato dal profeta Eliseo uno straniero malato di lebbra, in cerca della piena guarigione.
La grazia di Dio è per tutti: la vedova di Sarepta e Naaman ne hanno fatto esperienza.
Provocati da Gesù, i fedeli di Nazaret si alzano con l’intenzione di ucciderlo e lo conducono fuori dalla loro città, per gettarlo da monte su cui sorgeva il loro abitato.
Ma Gesù, passando in mezzo a loro se ne andò: non resta preda della loro ostilità, come non è rimasto intrappolato dalle insidie di Satana nel deserto e come non resterà prigioniero del sepolcro e della morte.
Gesù introduce la grazia di Dio nel tempo degli uomini: Egli è letteralmente la grazia che porta.
Di fronte alla grazia di Dio, portata da Gesù, vengono alla luce le nostre ambiguità: spetta a noi scegliere se aprirci alla sua dinamica di salvezza oppure rinchiuderci nelle nostre false pretese.
Possiamo accoglierla e condividerla con tutti oppure respingerla e tirarci fuori dalla salvezza.
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