Lc 22, 39ss
Tra l’ultima cena e la Passione c’è un passaggio che potrebbe passare inosservato e che, invece, è decisivo.
Durante l’ultima cena, Gesù aveva annunciato la sua morte con il gesto della lavanda dei piedi e con parole nuove che avevano trasformato l’antico rito pasquale nella celebrazione della suapasqua.
Ora Gesù sente il bisogno di pregare per non entrare in tentazione e invita i discepoli a fare lo stesso: Pregate, per non entrare in tentazione.
Senza questa preghiera, l’ultima Cena rimarrebbe una pia intenzione e la lavanda dei piedi una messa in scena.
Giunti sul monte degli ulivi, Gesù si distacca un po’ per pregare da solo: si mette in ginocchio, invoca Dio come un bambino ebreo chiamava il suo papà, Abbà, si dichiara disponibile a fare la volontà di Dio, anche se è opposta alla sua: Se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà.
La risposta del Padre non si fa attendere: gli appare un angelo a confortarlo, cioè a sostenerlo nella sua agonia, nella lotta decisiva.
Con l’aiuto di Dio, Gesù affronta l’angoscia del momento supremo dal quale sarebbe dipeso il destino dell’umanità.
Piuttosto che cedere, impegna tutte le sue forze nella preghiera, come un atleta nel suo massimo sforzo.
E prega così intensamente da sudare in modo spropositato: il suo sudore, nota l’evangelista, assomigliava a gocce di sangue che cadevano a terra.
Quando si alza dalla preghiera, è ormai pronto per affrontare la prova della Passione.
I suoi discepoli, invece, sono oppressi dal sonno.
Non avendo pregato con Gesù, sono spiritualmente deboli e, al momento dell’arresto di Gesù, fuggiranno via scandalizzati.
L’esempio che Gesù ci ha lasciato nel momento della sua massima vulnerabilità ci ispira a fare lo stesso quando sopravviene la prova che può mettere in crisi la nostra fede in Dio.
Pregare è aprirsi totalmente a Dio, accettare di entrare nella sua logica superiore in cui le nostre sofferenze e angosce sono al servizio di un più grande piano di amore e salvezza.
Write a comment: