Mc 13, 24ss
Nella sua ultima visita al tempio di Gerusalemme, Gesù invita i discepoli ad andare oltre la bellezza delle pietre materiali, per cogliere le contraddizioni che si nascondono al loro interno e prenderne le distanze: quando è a rischio lo spazio sacro della relazione con Dio, l’uomo è il primo a pagarne le conseguenze.
Per Gesù il tempio è il centro del cosmo e per questo lo stravolgimento del tempio, come spazio della relazione tra l’uomo e Dio, rappresenta una minaccia molto più grave di quella che può provenire dalle calamità naturali: un’umanità che smarrisce il senso di Dio e del rapporto con Lui ha già smarrito la via della salvezza ed è ormai incamminata verro la sua fine.
La minaccia che viene da Gerusalemme è un pericolo per tutta la creazione: In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Il sole e la luna perderanno la loro funzione di regolatori del tempo; le stelle e le potenze dei cieli, staccandosi dal firmamento, sconvolgeranno l’intero universo.
Ma, nelle tenebre causate dallo sconvolgimento del cosmo, emergerà la luce del Figlio dell’Uomo che viene con grande potenza e gloria. La sua prima azione consisterà nel radunare i suoi eletti, coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione: verranno da tutti gli angoli della terra e saranno il seme del nuovo popolo di Dio, l’inizio di un mondo nuovo.
Niente impone di applicare questi annunci alla fine del mondo. È più verosimile che si riferiscano al grande intervento di Dio, che di lì a poco avverrà nella Pasqua di Gesù, perché in seguito alla sua Morte e risurrezione, Gesù si renderà presente agli uomini di ogni tempo: la presenza del Risorto li radunerà di fatto da ogni angolo della terra, per porli davanti a Dio, creatore e giudice sovrano.
Con la parabola del fico Gesù sottolinea l’imminenza di quanto ha appena annunciato: In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute.
Tutte queste cose si riferisce agli eventi della sua Morte e Risurrezione.
Poi, però, Gesù allarga gli orizzonti del suo discorso: Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Nello scorrere del tempo verso la sua fine, i discepoli potranno sperimentare la capacità della Parola di Gesù di comunicare una vita che non finirà mai: essa è il firmamento della nuova creazione.
Ma imminenza non vuol dire urgenza temporale: non ci si deve chiedere quando avverrà ciò che ora è alle porte.
Il giorno e l’ora della fine non si possono calcolare col calendario degli uomini, ma secondo la memoria del Padre a cui il Figlio stesso ha rimesso tutto il suo essere.
Write a comment: