Lectio XXXII Domenica B

Mc 12, 38ss

L’ultima visita di Gesù nel tempio di Gerusalemme si conclude con un monito rivolto alla folla e con l’ennesimo insegnamento rivolto ai discepoli. L’uno e l’altro provengono da uno sguardo capace di cogliere la realtà che si cela dietro le apparenze.

 Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave.

Gesù mette in guardia la folla dalla vanità e dall’ipocrisia di alcuni scribi che contraddicono clamorosamente il suo esempio e il suo insegnamento.

Gli scribi amano i primi posti; Gesù, invece, ama mettersi al’ultimo posto. Gli scribi divorano le case delle vedove, mentre ostentano di fare lunghe preghiere; Gesù, invece, è venuto per servire e dare la propria vita per tutti.

 Anche noi dobbiamo guardarci dalla tentazione di piegare la fede ai nostri interessi: cercando le nostre gratificazioni piuttosto che il servizio di Dio; approfittando del nostro ruolo per affermarci a spese degli altri, piuttosto che per servirli.

 Prima di uscire dal tempio di Gerusalemme, Gesù si siede di fronte al tesoro del tempio e osserva la gente che porta le sue offerte.

Allo sguardo di Gesù non sfugge ciò che si nasconde nel cuore degli offerenti. Così, quando una povera vedova offre due spiccioli, una miseria, subito Gesù convoca i discepoli e, con un formula che dà importanza alle sue parole, dice: In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere.

Mentre tutti gli altri hanno dato parte del loro superfluo, quella donna ha consegnato al sacerdote tutto quello che aveva, letteralmente tutta la sua vita: essa conosce il valore della fedeltà a Dio che chiede tutto e non solo il superfluo, e osserva alla lettera lo Shemà che comanda di amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze.

Gesù ci invita a guardarci dagli scribi e a guardare alla povera vedova, per prenderla come esempio: essa non teme di perdere il poco che ha, perché confida in Dio, non ostenta la fede ma dona il cuore.

 Come il fico seccato fin dalle radici anticipava la fine del tempio di Gerusalemme, così il gesto della vedova anticipa i destino di Gesù che presto riporrà la sua vita nelle mani delle autorità religiose ma, proprio così, edificherà il nuovo tempio spirituale aperto a tutti i popoli.

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