Mc 12, 28ss
Dopo l’insidiosa domanda sul tributo e la provocazione dei sadducei sulla risurrezione dei morti, Gesù affronta anche la questione del primo comandamento.
Il modo in cui Gesù risponde di volta in volta ai suoi autorevoli interlocutori sembra smorzare l’ostilità che si era sollevata contro di Lui dopo il gesto della purificazione del tempio.
Qual è il primo di tutti i comandamenti?, chiede a Gesù uno degli scribi. Era questa una domanda comune a quel tempo e mirava a cogliere l’essenza di tutta la Legge.
Una riposta che aveva fatto scuola era quella del maestro Hillel: Quello che odi per te stesso, non farlo al tuo prossimo.
Nella sua risposta, Gesù unisce Dt 6 e Lev 19: Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questi.
Risalta l’originalità del punto di vista di Gesù: il comandamento più importante, in realtà, sono due; essi consistono nell’amore; entrambe le citazioni mettono l’accento su due relazioni, quella dell’uomo con Dio e quella dell’uomo col suo prossimo.
In Dt 6 il Signore chiede lo slancio dell’amore più profondo e totale; in Lev 19 il prossimo chiede di essere accolto con lo stesso amore che si porta alla propria persona.
Lo scriba fa sua la parola di Gesù e la conferma con altri passi della Scrittura: Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v’è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici. Però parla all’infinito e così sembra ricondurre tutto ad una sequenza di regole.
Ad ogni modo, Gesù lo approva e gli dice: Non sei lontano dal Regno di Dio.
Per entrare nel Regno di Dio, non basta essere convinti della risposta di Gesù: bisogna diventare suoi discepoli e scoprire come Egli vive l’amore di Dio e del prossimo.
Dopo la morte di Gesù, Giuseppe d’Arimatea, autorevole membro del sinedrio, che aspettava il Regno di Dio, darà prova di che cosa vuol dire fare il passo decisivo: non aderirà alla decisione e all’operato degli altri, ma sceglierà di dare una degna sepoltura al corpo esanime di Gesù, piuttosto che mangiare la Pasqua in purità con i responsabili della sua condanna (cf. Lc 23).
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