Mc 10, 17ss
Il Vangelo di questa domenica è una delle pagine che hanno lasciato un solco profondo nella storia della chiesa: è all’origine della vocazione di S. Antonio abate, fondatore del monachesimo, e di quella di S Francesco d’Assisi, riformatore della chiesa medievale.
Il brano parla di un tale, senza dirne l’età e il nome, a suggerirci che in quell’uomo possiamo vederci tutti come in uno specchio.
Prima che Gesù lasci il suo villaggio, questo tale si precipita e si inginocchia davanti a Lui, con la fiducia che Egli possa soddisfare la sua ricerca spirituale: Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?.
Gesù è certamente buono, ma non può essere più buono di Dio: non può insegnare cose diverse da quelle che il Signore ha già insegnato al suo popolo.
L’elenco che Gesù attinge dal Decalogo enumera i comandamenti compresi tra il quarto e l’ottavo, quelli che regolano il rapporto tra l’uomo e il suo prossimo: Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre.
Quel tale dice di averli osservati fin dalla sua giovinezza e dimostra la disponibilità a fare ancora di più, il bisogno di qualcosa che non ha ancora trovato.
Gesù lo ama e gli rivela ciò che cerca: Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi.
Ciò che gli manca è certamente Gesù: ascoltarlo, seguirlo, entrare nel suo rapporto filiale col Padre.
Questa è la prova concreta che la Legge non basta all’uomo e che, dopo, la Legge, data per mezzo di Mosè, c’è bisogno della grazia e della verità, che vengono per mezzo del Figlio (cf Gv 1).
Alle parole di Gesù, quel’uomo se ne va via triste, perché non si sente pronto a vendere le sue molte ricchezze e a darle ai poveri, per seguire Gesù in piena libertà.
Gli resta il bisogno della grazia e della verità, che solo Gesù può dargli, ma almeno ora è consapevole di ciò che gli manca e di ciò che gli impedisce di colmare il suo vuoto.
La reazione di Pietro consente a Gesù di rivelare ai discepoli la condizione in cui si trovano dopo aver lasciato tutto per lui: In verità vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.
Gesù confronta le cose che hanno lasciato con quelle che ricevono centuplicate, insieme alle persecuzioni del mondo.
Centuplo e persecuzioni sono la promessa della vita piena con Lui.
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