
Mc 10, 2ss
La controversia sul ripudio e un comportamento scomposto dei discepoli offrono a Gesù l’occasione per rivolgere loro ulteriori istruzioni.
Provocato dai farisei sulla questione del ripudio, Gesù conferma che Dt 24 è un permesso scritto da Mosè per la durezza di cuore di Israele, una concessione che non annulla la volontà del Creatore: Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto.
Per Gesù ripudiare la propria sposa vuol dire rinnegare l’opera di Dio che, col matrimonio, ha congiunto l’uomo e la donna in una sola carne.
Dopo i farisei Gesù affronta i suoi stessi discepoli che, nella veste di guardie del corpo, vogliono impedire a dei bambini di andare a Lui. L’avvertimento di Gesù è forte: Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.
Risuona in questo invito il monito già rivolto a coloro che impediscono ai piccoli di credere in Lui.
I bambini dipendono dagli altri per vivere e sono disposti a ricevere aiuto dagli altri. Per questa loro condizione, essi sono un esempio per quanti vogliono entrare nel Regno di Dio.
Gesù conclude: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso.
Il Regno è una realtà assolutamente gratuita, si può ricevere solo in dono. Per loro natura, i bambini sono nella condizione di accogliere il Regno di Dio come deve essere accolto.
I discepoli devono quindi mettersi alla scuola dei bambini e diventare come loro, per ricevere da Gesù il dono di entrare nel Regno di Dio e di introdurvi i loro fratelli.
Dopo aver ammonito i discepoli, Gesù mostra loro come si accolgono i bambini: li abbraccia, li ama così come sono; impone la mani di essi, esprime piena fiducia in loro; li benedice, li mette in comunicazione con Dio.
All’inizio del nuovo anno catechistico-pastorale, risuona per tutti il monito di Gesù: Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite!.
Genitori e insegnanti, sacerdoti e catechisti sono chiamati a custodire e testimoniare alle nuove generazioni la vita nuova che proviene loro dall’incontro con la persona di Cristo.
I bambini sono anche nostri maestri, perché ci ricordano che la vera grandezza non consiste nell’autosufficienza, ma nella fragilità.
Quando ci sentiamo piccoli di fronte a un problema, a una croce, a una malattia, quando proviamo fatica e solitudine, non scoraggiamoci. Sta cadendo la maschera della superficialità e sta emergendo la nostra radicale fragilità: è la nostra base comune, il nostro tesoro, perché, con Dio le fragilità non sono ostacoli, ma opportunità (Papa Francesco).
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