Lectio VIII Domenica C

Lc 6, 39ss

 

Il discorso programmatico, pronunciato da Gesù nella sinagoga di Nazaret, comincia a prendere forma nella chiamata dei primi discepoli e nel suo primo discorso ufficiale: Beati voi poveri!, Amate i vostri nemici, Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro.

 L’inaugurazione dell’anno di grazia, la vicinanza perdonante di Dio ad ogni uomo, non provoca subito un maggiore impegno nel culto o nello studio, ma un avvicinarsi concreto tra gli uomini nella loro vita quotidiana.

Per esprimere la qualità di questo amore, Gesù fa degli esempi paradossali e riformula alcune norme di comportamento, note nel mondo antico, quali la Regola d’oro.

L’amore di cui parla Gesù nasce dall’amore di Dio, come Egli lo conosce personalmente.

 Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt’e due in una buca?.

Chi non vede l’amore di Dio, chi non conosce la misericordia di Dio, non è nella condizione di guidare o insegnare agli altri.

 Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.

Al tempo di Gesù l’ambizione di un discepolo era diventare preparato quanto il suo maestro.

Ma quale può essere l’ambizione del discepolo di un Maestro insuperabile come Gesù? Il discepolo di Gesù non aspira a diventare maestro, a lasciare Gesù e ad aprire una sua scuola: aspira a diventare un discepolo sempre migliore, ad aderire più sinceramente e pienamente alla dottrina e alla Persona di Gesù.

 Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo?.

La pagliuzza e la trave della parabola rappresentano la condizione manchevole di ogni uomo nei confronti di Dio: siamo debitori radicalmente insolvibili nei suoi confronti. Solo Dio può toglierele nostre pagliuzze e le nostre travi, cioè perdonarci: noi possiamo solo lasciarci perdonare da Dio e testimoniare ai fratelli l’umiltà e la gioia di essere perdonati.

 Non c’è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni.

È una metafora del comportamento umano: dalla qualità e dalla natura del frutto si può risalire a quelle dell’albero. Così una persona si vede da quello che fa.

 L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore.

Il cuore è il luogo in cui matura il vero tesoro dell’uomo: egli è buono o cattivo a seconda di quello che è il suo cuore.

Ma che cosa rende buono il cuore dell’uomo se non la Parola e lo Spirito di Gesù?

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