
Lc 6, 27ss
Dopo aver annunciato le beatitudini, Gesù continua a parlare ai suoi discepoli e alla folla ben disposta e insegna loro l’amore dei nemici.
Posto all’inizio, ancor prima dell’amore fraterno, l’insegnamento dell’amore dei nemici dà un orientamento chiaro a chi ascolta: Gesù vuole un amore gratuito e universale.
Nemici sono coloro che ci odiano, ci maledicono, ci maltrattano. Amare i nemici vuol dire fare del bene a chi ci fa del male, benedire coloro che ci maledicono, pregare per coloro che ci calunniano.
Con due esempi, presi dalla vita quotidiana, Gesù spiega in che cosa consiste: A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Si tratta di rispondere al male col bene, di assumere nei confronti del nemico un atteggiamento che tende a farne un fratello.
Al comando dei nemici ne seguono altri due e la cosiddetta Regola d’oro: Da’ a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Non si tratta di osservare nuovi precetti, ma di mettere al centro della propria vita il principio e l’esigenza del dono di sé.
La Regola d’oro era conosciuta nel mondo antico in forma negativa ed esprimeva il principio della reciprocità calcolata: Non fare agli altri ciò che non vuoi che gli altri facciano a te.
Gesù l’assume in forma positiva, per esprimere l’esigenza di un amore nuovo che punta a suscitare una risposta positiva anche da parte del nemico: Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.
Tre altri esempi spiegano le esigenze del nuovo amore: Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete?.
Ciò che distingue il discepolo da tutti gli altri è la capacità di superare la logica della reciprocità calcolata e di entrare nella logica di Dio che non fa calcoli: ama per primo e senza aspettare il ritorno.
Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla.
Ci sono due buoni motivi per assumere questo comportamento nei confronti del nemico: il pensiero della grande ricompensa che consiste nel diventare figli dell’Altissimo; la piena sintonia col comportamento di Dio che ama tutti, buoni e cattivi.
I discepoli devono dimostrarsi degni figli del Padre imitandolo anche nella compassione verso tutte le sue creature e in particolare verso i propri fratelli: Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.
Gesù non proibisce il senso critico e il discernimento, ma la critica che condanna. È proprio la misericordia di Dio che ci obbliga ad essere misericordiosi verso gli altri. Nel giudizio infatti ci troveremo di fronte a un Dio che ci ha perdonati per primo e si è dimostrato misericordioso con noi senza alcun merito da parte nostra.
Alla fine Gesù riprende l’invito a dare, a donare se stessi, mettendo ora in luce la risposta sovrabbondante di Dio nel giudizio finale: a coloro che saranno stati generosi con i fratelli Dio verserà una misura di misericordia piena, senza vuoti.
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