Lectio SS.Pietro e Paolo

Mt, 16, 13ss

 Ma voi, chi dite che io sia?.

Sentendosi interpellato personalmente da Gesù, Pietro gli risponde: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Dire chi è Gesù non è solo esprimere un’opinione su di Lui, ma accettare che Egli sia il Messia, il compimento delle promesse di Dio, anzi: il Figlio del Dio vivente, Colui al quale Dio ha dato il potere di salvare la propria vita.

Con la sua risposta, Pietro approfondisce il suo rapporto personale con Gesù e prepara un futuro in cui questo rapporto sarà confermato. Intanto Gesù lo proclama beato per aver accolto la rivelazione del Padre, gli spiega il significato del suo nome nuovo, gli annuncia il compito che avrà all’interno della stessa comunità di cui è il fondamento: legare e sciogliere, ovvero chiudere o aprire, tramite la chiesa, l’ingresso degli uomini al Regno dei cieli.

 Mi ami tu più di costoro?.

Prima di affidargli il suo gregge, Gesù non chiede a Pietro: Conosci bene la mia dottrina?, oppure: Credi di essere in grado di governare i miei discepoli?. Chiede: Mi ami tu?.

Man mano che Pietro prende coscienza dell’importanza dell’amore, Gesù gli affida il proprio gregge, perché comunichi la vita ai suoi discepoli, a partire dai più piccoli.

Pietro si addolora che per tre volte Gesù lo interroghi sul proprio amore ma trova sempre la forza di affidarsi a Lui: Signore, tu sai tutto. Queste parole del discepolo dimostrano che egli ha finalmente deposto l’antica sicurezza di sé e ha scoperto l’umiltà di rimettersi all’iniziativa del suo Signore.

L’incarico di pascolare le pecorelle di Gesù è una partecipazione al compito, assegnato a Gesù dal Padre, di proteggere e guidare gli uomini che gli sono stati dati e fanno parte del suo gregge. È il Padre che ha affidato a Gesù le pecore. Per questo esse appartengono a Gesù come al Padre.

Senza rinunciare al suo diritto di proprietà, il Risorto, che torna al Padre, le affida a Pietro, perché le assista fedelmente. Gesù consegna a Pietro il compito pastorale di difendere la sua proprietà su questi uomini.

 Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?.

Il Risorto interpella Saulo, mentre rientra a Damasco con lettere che lo autorizzano ad arrestare i seguaci della dottrina di Cristo. Non dice: Perché perseguiti i seguaci della mia dottrina?, ma: Perché mi perseguiti?. Saulo chiede: Chi sei Signore?, e la voce gli risponde: Io sono Gesù che tu perseguiti. Quel Gesù che i cristiani hanno conosciuto quando era in vita, è vivo, innalzato al cielo, e gli parla.

Saulo esegue l’incarico di Gesù e diventa prigioniero di Cristo.

 Ma voi chi dite che io sia?.

Gesù non chiede un’opinione: ci interpella sull’atteggiamento che abbiamo verso di Lui. Prima che una questione su Gesù, è una questione su noi stessi: In che cosa credo? Come vivo? In che cosa mi impegno?

 Mi ami tu?.

L’amore di Gesù non reprime il nostro amore per gli altri, al contrario: lo libera dalle ambiguità e dalla menzogna. L’amore per Cristo ci dà la forza di amare anche senza aspettarci un contraccambio e di rinunciare ai nostri vantaggi per servire meglio i fratelli.

Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?.

Gesù ama i suoi discepoli e ogni essere umano, al punto da identificarsi con ciascuno di loro e considera fatto a sé quello che facciamo a Lui.

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