Immacolata Concezione della B. V. Maria C

Lc 1, 26ss

 L’angelo Gabriele era apparso a Zaccaria nella parte più interna del Tempio di Gerusalemme, per annunciargli la nascita di un figlio, chiamato a preparare la venuta del Cristo. Ora entra da Maria, una ragazza di Nazaret, per annunciarle la nascita dello stesso Cristo, e questo avviene nel contesto di una vocazione: Maria viene chiamata e resa capace di diventare la madre del Messia.

 Il dialogo si svolge in tre momenti.

Nel saluto iniziale risuona l’invito rivolto a Israele dal profeta Sofonia: Gioisci, figlia di Sion,

esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d’Israele è il Signore in mezzo a te, tu non vedrai più la sventura (Sof 3, 14-15).

L’espressione colmata di grazia indica certamente l’elezione di Maria come Madre del Messia, ma anche la sua preparazione, con una sovrabbondanza di benedizioni divine, in vista del compito a cui è chiamata.

Essa annuncia che, attraverso Maria, sta per venire al mondo la Pienezza della grazia di Dio.

L’espressione Il Signore è con te indica il motivo della gioia a cui Maria è chiamata: la presenza di Dio e il suo impegno a starle vicino e ad aiutarla in tutto ciò che le chiede.

Nel suo secondo intervento, l’angelo Gabriele dà un contenuto più preciso al suo saluto: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.

Egli riprende l’oracolo di Isaia, riguardante l’Emmanuele, e precisa il nome del Bambino, Gesù, che esprime la missione del Messia: Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente (Sof 3, 17).

Del Bambino è detto che sarà grande e che sarà chiamato Figlio dell’Altissimo, perché in Lui si compie la promessa che Dio aveva fatto a Davide riguardo al figlio Salomone: Renderò stabile per sempre il tuo regno (2 Sam 7, 13).

 Nel terzo intervento, l’angelo risponde alla domanda di Maria: Come è possibile? Non conosco uomo.

La domanda corrisponde quasi alla lettera con quella che Zaccaria aveva opposto allo stesso angelo, ma questa volta esprime il desiderio di capire in che modo sarà possibile la maternità di una donna che si sente chiamata alla verginità.

In risposta alla domanda di Maria, l’angelo precisa che il Bambino sarà generato in lei per opera dello Spirito santo, per un intervento diretto di Dio: la potenza del’Altissimo coprirà Maria con la sua ombra, come la nube copriva la tenda che custodiva l’Arca del’Alleanza.

Per questo il Bambino che ella darà alla luce sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio.

La verginità di Maria non è quindi un ostacolo alla sua maternità: è piuttosto una condizione della sua maternità.

 A Maria l’angelo offre anche un segno che renda più credibile la proposta di Dio: la gravidanza della parente Elisabetta, ormai grande e considerata sterile.

Ciò che è avvenuto in Elisabetta testimonia a favore di ciò che può accadere in Maria: i due concepimenti sono gesti della potenza di Dio.

Alla fine Maria dice: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto.

Senza accertarsi del segno che le è stato offerto, Maria accoglie la chiamata di Dio e il modo in cui Dio vuole operare in lei; si dichiara serva del Signore ed esprime il desiderio che avvenga quanto il Signore ha disposto per lei.

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