Lc 13, 1ss

 

Il Vangelo riferisce la reazione di Gesù alla notizia dell’eccidio di un gruppo di galilei fatti trucidare nel tempio, nell’atto in cui offrivano al Signore i loro sacrifici.

 Come capire la morte di quelle persone proprio nell’istante in cui dimostravano a Dio la loro pietà?

Gesù recepisce il disorientamento dei suoi contemporanei, ma smentisce l’opinione corrente, per cui la morte di quelle persone è una punizione divina. Per questo prende spunto da quella notizia per confermare il suo invito alla conversione: Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.

Egli stesso ricorda la morte provocata dal crollo della torre di Sìloe e ripete il suo appello.

 Per Gesù la strage voluta da Pilato e la strage provocata dal crollo della torre vanno considerati piuttosto come un segno del giudizio di Dio, che è già in atto da quando Gesù ha inaugurato il Regno di Dio in mezzo agli uomini.

 Con la venuta del Regno, il tempo presente sollecita tutti ad una conversione, ad un cambiamento di mentalità, che consiste nel capire l’importanza di ciò che è in gioco e nel fare la scelta giusta: non si tratta di una generica conversione morale, ma di riconoscere in Gesù l’ultimo Inviato di Dio e di accogliere la sua Parola.

 La parabola del fico conferma l’urgenza della conversione.

Il padrone rappresenta Dio, l’albero di fico è un’immagine di Israele, il vignaiolo è Gesù. L’anno di pazienza, richiesto dal vignaiolo, evoca l’anno di grazia inaugurato da Gesù nella sinagoga di Nazaret.

 Lascialo ancora quest’anno.

Attraverso il ministero di Gesù, il Signore offre a Israele il suo perdono. Questo anno di grazia, che dura fino alla fine dei tempi, è il tempo della pazienza di Dio, tempo favorevole dato da Dio agli uomini, per accogliere il suo Figlio: la sua Parola, il suo Spirito.

 L’infinita pazienza di Dio è arrivata al punto da dare il suo Figlio Unigenito nella carne e nella morte ed è sempre al lavoro perché ci convertiamo e abbiamo la vita.

Ogni giorno della nostra vita è quindi un momento favorevole per la nostra conversione.

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