Lectio II Domenica dopo Natale

Gv 1, 1ss

Nella seconda domenica dopo Natale riascoltiamo il Prologo del Vangelo di Giovanni, un vero e proprio inno liturgico rivolto al Verbo fatto carne, con cui la prima comunità cristiana celebrava le meraviglie compiute da Gesù nella sua vita, morte e risurrezione.

A partire dal verso 14, si capisce che il soggetto dell’inno è il noi della comunità dei credenti: Il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi.

Alla luce della loro esperienza, i credenti sono convinti che Gesù non è solo il messaggero della Parola, ma la Parola di Dio in persona; non è solo l’Inviato di Dio, ma il Figlio di Dio in persona.

Nella Persona di Gesù essi sono certi di aver incontrato e ascoltato quella Parola che preesisteva alla storia degli uomini in un rapporto di intima comunione con Dio, quella Parola con cui Dio ha fatto tutto ciò che esiste e può dare agli uomini una vita piena di senso.

Facendosi carne in Gesù di Nazaret, il Verbo ha trovato il modo più efficace di parlare agli uomini e ha portato Dio agli uomini nella sua stessa umanità.

Abbiamo visto la sua gloria, dicono i credenti.

La gloria di cui si parla è la luce dell’intimità di Gesù col Padre suo, una luce che si è fatta strada attraverso la sua umanità: non solo nella sua Trasfigurazione, ma in tutta la sua vita, nell’autorità della sua Parola e nella potenza delle sue opere.

Dalla sua pienezza abbiamo ricevuto grazia su grazia, aggiungono i credenti.

La grazia di cui si parla è una alleanza nuova.

Nell’esperienza dell’esodo, Dio aveva manifestato il suo amore per Israele e Israele aveva risposto all’amore di Dio impegnandosi ufficialmente nell’alleanza del Sinai. Ma ora che Dio ha manifestato il suo amore per l’umanità nella Pasqua di Gesù, i credenti vogliono rispondere alla nuova manifestazione dell’amore di Dio impegnandosi in un’alleanza nuova.

Questa alleanza nuova ed eterna sostituisce quella precedente perché le è superiore: non viene per mezzo di Mosè, che non poteva neanche vedere il volto di Dio, ma viene per mezzo di Gesù Cristo che, come Verbo di Dio, non solo ha visto Dio, ma è sempre presso di Lui.

 Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. È l’ultimo verso dell’inno al Verbo incarnato.

I credenti sono convinti che la rivelazione di Gesù non solo è superiore a tutte le altre, ma è unica, perché nasce dalla sua conoscenza diretta del Padre: Gesù rende testimonianza agli uomini di ciò che ha visto e udito di persona.

 Oggi come a Natale, condividiamo la fede e il canto della prima comunità cristiana.

Anche noi possiamo dire di vedere la sua gloria: nella luce di vita nuova, che abbiamo cominciato a vivere.

Anche noi possiamo dire di ricevere da Lui grazia su grazia: nell’amore che celebriamo ogni domenica e che possiamo a nostra volta condividere tra noi.

Anche noi possiamo dire che abita in mezzo a noi e cammina con noi sulle strade del mondo, quando ci raduniamo nel suo nome e cerchiamo di fare pace tra noi col suo aiuto.

Anche noi ci mettiamo sempre di nuovo in ascolto del suo racconto, perché Gesù è la Parola con cui siamo stati fatti a immagine e somiglianza di Dio.

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