II Domenica di Quaresima C

Lc 9, 28ss

La Trasfigurazione occupa un posto rilevante nei Vangeli sinottici: al momento del Battesimo la Voce dal cielo proclama Gesù Mio Figlio; nel deserto Gesù dà prova della sua fedeltà verso il Padre; sul monte della Trasfigurazione la sua identità di Figlio diventa visibile nella sua stessa pelle.

 La Trasfigurazione è certamente un evento della vita di Gesù, di cui sono stati testimoni Pietro, Giovanni e Giacomo: Pietro lo ricorda nella sua Seconda lettera (cf. 2 Pt 1, 16-18) e Giovanni vi allude nel Prologo del suo Vangelo (cf. Gv 1, 14).

Gli evangelisti lo interpretano a partire dalla Pasqua di Gesù e lo raccontata con un linguaggio apocalittico.

 Volendo pregare, Gesù sale sul monte: Pietro, Giovanni e Giacomo lo seguono, non solo in cima alla montagna, ma anche all’interno del suo intimo rapporto col Padre.

Il cammino dei discepoli verso l’intimità divina è graduale: dapprima essi vedono.

Vedono lo splendore del suo Volto e delle sue vesti e scorgono due uomini che parlano con Lui: sono Mosè ed Elia che, apparsi nella loro gloria, parlano con Gesù della sorte che lo attende a Gerusalemme.

Il sonno che impedisce loro di ascoltare la conversazione, è il simbolo della loro lentezza di cuore nel credere alla parola dei profeti. Mosè ed Elia, infatti, rappresentano le Scritture che preannunciano il destino di sofferenza, che attende Gesù.

 Mentre Mosè ed Elia si allontanano, Pietro vorrebbe trattenerli sul monte, ma non sa quello che dice: non comprende la gloria di Gesù meglio di quanto non abbia capito l’annuncio della sua imminente umiliazione.

 Il secondo passo nel mistero dell’intimità divina è l’ingresso nella nube della presenza di Dio: ora essi ascoltano la voce del Padre. La paura che li prende all’entrare nella nube è la reazione naturale del’uomo di fonte al mistero di Dio.

La voce che esce dalla nube è la stessa che si era ascoltata al momento del Battesimo, ma questa volta è rivolta proprio a loro: Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo. Essa congiunge il titolo di Figlio, cioè di Messia, a quello  di Eletto, cioè di Servo del Signore, chiamato a farsi carico delle iniquità di tutto il popolo.

La dichiarazione si conclude con l’appello preso da libro del Deuteronomio: Ascoltate Lui! (Dt 8). Gesù è il nuovo Mosè, suscitato da Dio per guidare il suo popolo: salendo a Gerusalemme, Egli apre la via per passare al Padre, in un nuovo esodo.

 Quando termina la voce celeste, Gesù è solo, perché i due profeti sono scomparsi: i tre apostoli devono continuare la loro missione, ma per ora tacciono dinanzi a un mistero che non capiscono.

Un giorno il Risorto aprirà la loro mente all’intelligenza delle Scritture e, allora, non potranno più tacere.

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