
Lc 4, 1ss
Nel linguaggio biblico essere tentati non è essere attratti verso il peccato, ma essere messi alla prova. Nel deserto Gesù viene tentato non perché possa essere portato a commettere un peccato, ma per manifestare ciò che vuole veramente alla vigilia della sua importate missione.
Messo alla prova, Gesù dimostra che è pronto a entrare in azione: che svolgerà la sua missione rimanendo fedele alla volontà del Padre, che nessuna ambizione personale, sete di potere o egocentrismo potranno distoglierlo dalla sua missione.
Le parole con cui Gesù risponde al tentatore provengono tutte dal Libro del Deuteronomio e si riferiscono a tre eventi dell’esodo di Israele: la mormorazione prima del miracolo della manna, quella per l’acqua a Massa e Meriba, l’avvertimento di Mosè contro il pericolo dell’idolatria.
Per quaranta giorni Gesù rivive la prova dell’esodo, ma, al contrario di Israele, le supera e si dimostra pronto a guidare, quale nuovo Mosè, il nuovo popolo di Dio.
Pieno dello Spirito santo, che è sceso su di Lui nel Battesimo, Gesù si inoltra nel deserto della Giudea e vi rimane quaranta giorni: il tempo necessario per preparare la sua missione. Nel deserto non mangia nulla: il suo nutrimento sono la Parola e l’Amore del Padre.
Gesù è tentato dal diavolo per quaranta giorni. Le tre tentazioni descritte nel Vangelo rappresentano il culmine dell’attacco diabolico: Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane.
Dalla risposta di Gesù si coglie la portata di questa prima tentazione: Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo. Gesù non ricorrerà ai suoi poteri divini per sfamarsi: accoglierà ciò di cui ha bisogno per vivere, come un dono del Padre, vivrà il suo rapporto con Dio da vero uomo.
Nella seconda tentazione il diavolo scimmiotta le parole che, nel Salmo 2, Dio rivolge al re d’Israele: Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra. E dice: Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo. Il diavolo offre a Gesù di ottenere il Regno messianico: subito e senza passare per la Croce. In cambio Gesù deve rinnegare il Padre e adorare Satana.
Ma Gesù risponde: Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai. Gesù non rinnegherà mai il Padre: vivrà la sua missione da servo e sarà obbediente al Padre fino alla morte di croce.
Nell’ultimo assalto, il diavolo osa citare le Scritture: Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano. Gesù può quindi confermare di essere Figlio di Dio, dimostrando fiducia nella Parola di Dio!
Ma Gesù gli risponde: È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo. Egli non abuserà del suo rapporto unico con Dio, ma vivrà la sua fiducia in Dio nell’obbedienza quotidiana: non aspetterà privilegi particolari, ma accetterà la sua condizione umana fino in fondo.
Dopo essere stato sconfitto, il diavolo si ritira da Gesù, ma solo temporaneamente: tornerà per sferrare il suo ultimo disperato attacco quando, nella solitudine della Passione, Gesù dovrà affrontare la prova più grande. Allora la prima tentazione risuonerà sulla bocca del malfattore (Lc 23, 29); la seconda sulla bocca dei soldati romani (Lc 23, 37); la terza sulla bocca dei capi (Lc 23, 35).
Ma anche in quell’ora, l’ora delle tenebre, Gesù confermerà la sua obbedienza al Padre: senza chiedere miracoli in proprio favore, nella massima umiliazione, vivendo la Parola di Dio fino in fondo.
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