Lc 21, 25ss
Il Vangelo di questa I domenica di Avvento è un brano del discorso pronunciato da Gesù nel tempio di Gerusalemme, alla vigilia della sua Passione.
Mentre i discepoli si soffermano sulla bellezza dell’edificio materiale, lo sguardo di Gesù va oltre le apparenze e coglie il senso di ciò che accade nella storia d’Israele e dell’intera umanità: Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina.
L’evangelista Luca, che è stato testimone oculare della distruzione del tempio, avvenuta nel 70 d. C., può interpretare la profezia di Gesù alla luce dei fatti: la distruzione della città per mano dei romani gli sembra davvero il compimento del giudizio di Dio su di essa e gli eserciti occupanti sembrano davvero gli esecutori materiali di questo giudizio.
Ma, per Gesù, il giudizio di Dio riguarda tutti gli uomini, non solo Gerusalemme.
In uno scenario apocalittico, in cui la creazione sembra ricadere nel caos originario, ecco venire su una nube il Figlio dell’Uomo: Egli viene dal mondo di Dio per portare a compimento la redenzione di tutti coloro che lo aspettano.
Allora, quando la luce del Figlio dell’Uomo emergerà dalle tenebre del caos, mentre tutti gli altri moriranno per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra, coloro che riconosceranno il Figlio dell’Uomo potranno alzarsi in piedi e levare il loro capo, pieni di fiducia nel loro Redentore.
Così, nonostante le tinte fosche che lo colorano, l’ultimo discorso di Gesù è un invito alla speranza: Gerusalemme può essere devastata, il tempio distrutto, l’ordine cosmico scardinato, eppure rimane l’intima certezza che l’ultima Parola sulle vite di ciascuno di noi è la venuta in esse del Figlio dell’Uomo.
Nel cuore della nostra storia c’è una speranza che niente potrà spegnere.
Alla fine del suo discorso Gesù rivolge ai discepoli l’invito a stare attenti e a vigilare.
I discepoli devono stare attenti alle insidie che possono appesantire il cuore e spegnere la speranza, perché il Figlio dell’Uomo verrà all’improvviso e il suo giudizio non risparmierà nessuno.
I discepoli devono anche vigilare e pregare ogni momento: vegliare permetterà loro di trovare il tempo per la preghiera e, viceversa, pregare li renderà più vigili.
Alla fine bisognerà stare davanti al Figlio dell’Uomo, la Parola definitiva della nostra vita.
Ogni giorno è un segno della pazienza di Dio con noi, un’opportunità che Dio ci offre per dimostrargli la nostra fedeltà. Nella preghiera Egli stesso ci dà la forza di superare la prova della fede e di sostenere il suo sguardo misericordioso e fedele.
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