
Lc 23, 25ss
Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita. Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà.
Nel momento in cui Pilato consegna Gesù alla volontà dei giudei, coloro che lo conducono via aprono un corteo fino al Calvario, quasi una processione liturgica che segue il Messia verso il luogo della sua offerta suprema.
Nel corteo emergono alcuni volti: quelli dei giudei che realizzano così la loro volontà; quelli dei soldati romani incaricati dell’esecuzione; quello di Simone di Cirene che si era recato nei campi e che, tornando, si vede costretto dai soldati a trasportare il legno della croce dietro a Gesù; quelli di alcune donne che compiono le lamentazioni rituali per il profeta che va alla morte: da vero profeta, Gesù le invita a riservare il loro pianto per il momento in cui vedranno la fine di Gerusalemme; quelli dei due malfattori che vengono condotti al supplizio insieme a Gesù; e quello di Gesù che, particolarmente provato dalla flagellazione, non regge il peso del proprio patibulum.
La prima parola che Gesù pronuncia quando è inchiodato alla croce è una parola di perdono: Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno. Essa ha il potere di trasformare un evento di morte in una sorgente di grazia per tutti.
Seguono tre pesanti provocazioni a cui Gesù risponde col silenzio: quella dei capi che scherniscono l’Eletto di Dio, che Dio ha abbandonato; quella dei soldati che deridono il Re dei giudei, ridotto al’impotenza; quella di uno dei malfattori, che bestemmia contro un Cristo che non può salvare neppure se stesso né portarlo con sé nel suo Regno.
La seconda parola di Gesù crocifisso è una risposta alla preghiera del malfattore pentito che, camminando al fianco di Gesù, trova un rapporto personale con Lui: Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno. Egli aspetta il momento in cui Gesù instaurerà con potenza il Regno di Do sulla terra. Gesù gli garantisce la salvezza oggi: Oggi sarai con me in paradiso.
Gesù è convinto di trovarsi, subito dopo la morte, nel paradiso, nel luogo dei giusti, e promette al malfattore pentito che starà lì insieme con Lui. Di lì a poco Gesù risusciterà e ascenderà al cielo, ma per il malfattore pentito, che risorgerà nell’ultimo giorno, stare con Gesù in paradiso è già la vera beatitudine, la salvezza eterna.
L’ultima parola di Gesù crocifisso è una preghiera di abbandono: Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito (Sal 31, 6). Gesù usa queste parole del Salmo 31, per abbandonarsi alla volontà del Padre.
Quest’ultima parola richiama la prima, pronunciata da Gesù nel tempio, quando era ancora un ragazzo: Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?. Gesù ha vissuto ogni giorno del sua vita sempre rivolto al Padre. Ed ora che ha portato a termine il suo cammino terreno, rimette se stesso nelle mani del Padre e ritorna nella sua intimità.
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