Gv 18, 38ss
Il Vangelo di questa solennità è il primo dei due interrogatori concessi a Gesù da Pilato: l’accusa di presentarsi come il Messia o, dal punto di vista romano, come Re dei Giudei, costringe il governatore a svolgere un’indagine che dia all’imputato la possibilità di difendersi dall’accusa.
Come in altre circostanze, anche questa volta è Gesù che conduce il dialogo: fa domande come se fosse il giudice e, alla fine, sarà Pilato a dover prendere posizione nei suoi confronti.
Sei tu il Re dei Giudei?.
Alla prima domanda di Pilato Gesù non risponde subito, come nei Sinottici, Tu lo dici, ma con una nuova domanda che dà al governatore il modo di prendere le distanze dai giudei e di focalizzarsi sui fatti: solo questi gli diranno se il presunto re costituisce o no una minaccia per Roma.
Gesù risponde liberamente: non parla di ciò che ha fatto, ma del suo regno. Dice che esso non appartiene a questo mondo, anche se non è fuori di questo mondo, perché si manifesta ovunque sia ascoltata la sua voce.
Le osservazioni di Gesù portano l’interrogante a correggere il tiro: Dunque tu sei re?.
Gesù conferma la propria dignità regale: Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce.
Non si difende dall’accusa di lesa maestà, ma si dichiara re, in quanto testimone di ciò che ha visto e udito dal Padre (cf. Gv 3). Tutta la sua opera rende testimonianza a Dio che vuole la salvezza di ogni uomo.
Gesù non ha soldati come i regni di questo mondo, ma seguaci che ascoltano la sua voce come verità.
Queste dichiarazioni, se da una parte possono rassicurare Pilato perché Gesù non rappresenta un vero pericolo per l’ordine costituito, dall’altra lo sfidano a riconoscere la verità, perché l’imputato Gesù dice al giudice Pilato: Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce.
Da questo momento il tema del processo non è più se Gesù è colpevole o innocente, ma se Pilato risponderà oppure no alla verità.
La verità? E che cos’è?.
La domanda che chiude l’interrogatorio esprime la scelta di Pilato di ritrarsi dalla verità: egli non condivide le accuse dei giudei, ma non ascolta neppure la voce di Gesù.
Il corso degli eventi dimostrerà che non si può essere equidistanti dalla verità: non c’è una vera alternativa alla scelta di riconoscere la verità.
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