
Lc 24, 46ss
La sera di Pasqua, mentre i discepoli di Emmaus stanno ancora raccontando agli apostoli la loro esperienza, Gesù risorto appare nel Cenacolo: si fa riconoscere dai presenti, li aiuta a superare le loro paure e i loro dubbi, li invita a ricordare gli annunci della sua Passione, Morte e Risurrezione e, sopratutto, apre loro la mente all’intelligenza delle Scritture.
Ai discepoli di Emmaus aveva spiegato ciò che si riferiva a Lui in tutte le Scritture. Ora apre l‘intelligenza di tutti loro alla comprensione del disegno divino contenuto nelle Scritture, cioè li aiuta a comprendere la volontà di Dio come Egli stesso la comprende.
Questa interiorizzazione dell’intelligenza del Figlio li costituisce testimoni di Gesù, di come Gesù ha compiuto la volontà di Dio, e li aiuterà a vivere con atteggiamento filiale tutto ciò che d’ora in poi accadrà loro.
Devono solo attendere Quello che il Padre ha promesso, cioè lo Spirito santo che doni loro di parlare a tutti nel nome di Gesù e di rendere il Risorto vicino a tutti gli uomini.
Grazie allo Spirito santo è Gesù stesso che, attraverso il ministero degli apostoli, annuncia la salvezza a tutti i popoli.
Poi li condusse fuori verso Betania.
Mentre nel libro degli Atti l’Ascensione di Gesù al cielo conclude il periodo della formazione dei testimoni (40 giorni) in vista della missione universale, nel Vangelo di Luca tutto sembra accadere il giorno di Pasqua.
Gesù conduce i discepoli fuori da Gerusalemme e, alzate le mani, li benedice.
L’ultimo gesto di Gesù è una benedizione: essa avvolge l’opera che sta per cominciare e assicura che essa giungerà a compimento.
La benedizione di Gesù richiama quella che, all’inizio del Vangelo, Zaccaria non aveva potuto pronunciare a causa del suo mutismo e porta a compimento la promessa fatta da Dio ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le nazioni della terra.
Gesù è la vera benedizione promessa da Dio a tutti i popoli.
Alla benedizione di Gesù corrisponde l’adorazione dei discepoli. È la prima volta che i discepoli rendono a Gesù un culto riservato a Dio: esso è l’ultima tappa raggiunta dalla loro fede, l’inizio del rapporto nuovo della chiesa col suo Signore.
I discepoli tornano a Gerusalemme e stanno nel tempio lodando Dio: l’Ascensione di Gesù al cielo non è fonte di tristezza, ma di una lode benedicente. Gesù asceso al cielo apre all’umanità un nuovo esodo verso il Padre.
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