De Giorgi - Papa Leone

ripreso da portalecce.it

 

Con la solennità della Pentecoste si è concluso il tempo pasquale che in questo Anno Giubilare è stato inaugurato il giorno di Pasqua con la ultima benedizione Urbi et Orbi di Papa Francesco alla quale, un mese esatto fa è seguita la prima benedizione Urbi et Orbi di Papa Leone XIV.

 

 

 

Sale doveroso il ringraziamento allo Spirito Santo per avere illuminato i cardinali elettori nell’individuare nel card. Robert Francis Prevost il nuovo Romano Pontefice, vescovo di Roma e pastore della Chiesa universale. La sua elezione è stata una vera sorpresa, come era stata quella di Papa Francesco, ambedue non rilevanti tra i papabili indicati dai media.

Prima di Papa Leone ho conosciuto personalmente sette Papi: il venerabile Pio XII dopo il Congresso eucaristico nazionale svoltosi a Lecce nel 1956, San Giovanni XXIII da cardinale durante il medesimo Congresso leccese, San Paolo VI che mi ha nominato vescovo a Oria, il Beato Giovanni Paolo I da cardinale, San Giovanni Paolo II che mi ha nominato arcivescovo metropolita prima a Foggia poi a Taranto e successivamente a Palermo creandomi cardinale.

Benedetto XVI era stato da cardinale mio ospite a Foggia e a Palermo e mi ha onorato della sua fiducia, come Papa Francesco, della sua paterna benevolenza. Mi ha commosso l”ultima stretta di mano datami la Domenica delle Palme: non potrò mai dimenticarla.

Ho conosciuto Papa Leone ancora arcivescovo e poi cardinale da quando Papa Francesco lo ha nominato prefetto del Dicastero per i vescovi. Fino a pochi mesi fa abitava nel mio stesso stabile e quindi da coinquilini ci incontravamo frequentemente. Ho potuto così ammirare in lui i segni della vera grandezza: semplicità, umiltà, gentilezza, amabilità. Volle anche partecipare due anni fa al mio triplice Giubileo sacerdotale, episcopale e cardinalizio.

Durante le Congregazioni che precedono il Conclave, seduto molto vicino a lui, ho avuto modo di notare l’attenzione con la quale seguiva ogni intervento annotandolo.

Grande quindi è stata la mia gioia quando dopo la fumata bianca il cardinale protodiacono ha pronunziato la sua elezione col nome di Leone XIV.

Ma ancor più grande è stata la mia gioia quando nella Cappella Sistina ho potuto baciargli l’anello e successivamente ricevere il suo abbraccio.

Dobbiamo ringraziare lo Spirito Santo soprattutto perché lo ha preparato al non facile ministero di Successore di Pietro con notevoli doni di natura e di grazia che gli rendono il servizio alla Chiesa universale e al mondo più agevole ed efficace.

Come figlio di Sant’Agostino ha una solida formazione umana e spirituale. Laureato in matematica e in diritto canonico con una licenza in filosofia manifesta un alto profilo culturale.

Per due mandati Priore generale degli Agostiniani, ha una collaudata capacità di governo e una vasta conoscenza del mondo.

Inviato dalla ricca Chicago come missionario tra la povera gente del Perù, ha una esperienza pastorale diretta, e come parroco e vescovo residenziale, la capacità di amare e di stare in mezzo al popolo.

Per oltre due anni prefetto del Dicastero per i vescovi e membro di altri Dicasteri conosce benissimo la Curia Vaticana e le strutture della Santa Sede. Ed è sotto gli occhi di tutti come, in questo primo mese, il suo servizio per l’unità e l’amore nella Chiesa, per la giustizia e la pace nel modo, manifesti tutti i suoi frutti. E il vastissimo apprezzamento a livello ecclesiale e mondiale ne è la riprova.

Egli ha chiesto la nostra preghiera e noi gliela assicuriamo, come prima e fondamentale collaborazione col suo Ministero Pietrino.

 

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